Come sappiamo il 2022 è stato un anno in cui è prevalso lì l’inflazione e l’incremento dei prezzi delle materie prime e al consumo, questo ha generato un aumento dell’indice perequativo con cui vengono misurate le pensioni. Ecco perché le pensioni minime possono essere stabilizzate a gennaio con un aumento del 7,3%. Questo però non vale per le pensioni per i pensionati che hanno più di 75 anni.
Pensioni minime: come funzionano i ricalcoli INPS
In particolare l’INPS ha dovuto effettuare dei calcoli da gennaio causando ritardi nell’adeguamento dell’indennità di sostegno e nell’erogazione dei contributi economici.
Il processo di ricalcolo ha comportato anche la sospensione del pagamento per coloro che hanno apportato modifiche obbligatorie all’isee in particolare per coloro che hanno un numero di componenti differente all’interno del proprio nucleo familiare oltre a un diverso reddito.
I ricalcoli concernono le erogazioni di alcuni contributi economici come l’assegno unico, la Naspi e la maggioranza dei sussidi erogati dall’INPS. Tra questi crediti nei confronti delle famiglie che hanno percepito meno per errori figurano l’Assegno Unico, l’indennità di disoccupazione Naspi, l’indennità di disoccupazione agricola e il bonus ex Renzi, ora noto come Bonus Irpef.
Pensioni minime: chi beneficerà degli adeguamenti
Ma anche in presenza di ritardi causati da ricalcoli e aggiustamenti, l’INPS ha così stabilito che alcuni cittadini avevano diritto ad una maggiorazione dovuta ad un erogazione ridotta delle precedenti indennità dovute a calcoli sbagliati.
L’adeguamento pieno del 100% all’inflazione scatta per gli assegni fino a 4 volte il minimo, pari a 2.100 euro lordi mensili, che beneficeranno di un aumento di 153 euro al mese sempre al lordo.
Rivalutazione che sale dall’80% all’85% per i trattamenti fino a 5 volte al minimo (2.626 euro lordi al mese), facendo lievitare l’importo da 153 a circa 162 euro, ma che diminuisce ancora per le altre 4 fasce:
– dal 55 al 53% per le pensioni tra 5 e 6 volte il minimo (3.150 euro) con un ulteriore sacrificio di oltre 4 euro al mese;
– dal 50 al 47% per quelle tra 6 e 8 volte il minimo, pari a 4.200 euro, con una perdita di altri 9 euro;
– dal 40 al 37% da 8 a 10 volte il minimo (5.250 euro mensili), con una contrazione aggiuntiva di oltre 11 euro;
– dal 35 al 32% oltre le 10 volte il minimo, che nel caso di un assegno di 5.350 euro comporrebbe una riduzione sempre di circa 11 euro.
INoltre è stata rafforzata la rivalutazione delle minime per gli over 75 ma per il solo 2023. Questi trattamenti beneficeranno di una rivalutazione aggiuntiva del 6,4%, invece del 1,5%, l’indicizzazione sarà invece del 7,3%.
Con il risultato di far lievitare l’importo mensile della pensione fino a 597,3 euro mensili. Gli altri trattamenti al minimo saliranno nel 2023 a 570 euro, come già indicato dal governo.