Le pensioni PA potrebbero prevedere – secondo il Ministro Giancarlo Giorgetti – degli incentivi economici (ma facoltativi) per convincere i lavoratori che otterrebbero i requisiti per uscire dal lavoro a restare sul luogo di lavoro per un po’ di anni.

Recentemente l’ISTAT ha pubblicato uno studio in cui fa evincere la possibilità di uscire dal lavoro sempre più tardi: nel 2051 a 71 anni d’età. Una soluzione doverosa se si vuol migliorare il sistema previdenziale e salvarlo da un possibile collasso.



Le previsioni per le pensioni PA e gli incentivi per restare

Sulle pensioni PA il Ministro Giancarlo Giorgetti potrebbe proporre degli incentivi economici affinché i lavoratori che potrebbero usufruire dell’assegno di vecchiaia, decidono di restare in servizio (con condizioni specifiche ancora da definire).

Rispetto al lavoro privato il settore pubblico prevede delle regole differenti. La prima (e più impattante), è lo scatto al pensionamento d’ufficio una volta che sono stati compiuti 65 anni d’età.



Durante il biennio 2013 e 2014, quando c’erano al Governo Letta e Renzi, i lavoratori delle Pubbliche Amministrazioni non potevano proseguire l’attività di servizio proprio per via degli ordinamenti vigenti a quell’epoca (integrando invece il pensionamento di ufficio).

Il pensionamento d’ufficio prevedeva di mandare in pensione i dipendenti delle PA una volta raggiunti i requisiti contributivi: 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini, purché nel limite dei 65 anni d’età.

Il pensionamento d’ufficio

Sulle pensioni PA al momento vige una regola specifica da dover rispettare obbligatoriamente: i dipendenti della Pubblica Amministrazione possono uscire dal lavoro a patto che entro i 65 anni (compiuti) abbiano soddisfatto i requisiti contributivi.



Laddove tali requisiti non fossero stati raggiunti, allora si potrà andare in pensione entro l’età massima di 67 anni d’età (ovvero quando scatta l’età pensionabile ordinaria).

La proposta

Le ultime notizie sulle possibili “nuove pensioni PA” potrebbero essere positive e ben accolte dalla maggioranza dei lavoratori. Secondo Giorgetti si potrebbe optare all’abolizione dell’uscita obbligatoria a 65 anni d’età, e garantire uno stipendio più ricco in busta paga per coloro che decidono di continuare a lavorare pur potendo andare in pensione.