DECIDERÀ LA CASSAZIONE SULLA LEGITTIMITÀ O MENO DEL DIVIETO DI PENSIONI DI REVERSIBILITÀ A FIGLI DI COPPIE GAY
Saranno le Sezioni Unite della Corte di Cassazione a decidere se il divieto di pensioni di reversibilità ai figli di coppie gay (nati da utero in affitto) sia legittimo costituzionalmente: lo ha stabilito la Cassazione stessa con l’ordinanza interlocutoria 22992, riportata oggi dal “Sole 24 ore”, mettendo così in moto un lungo possibile “strascico” di elementi connessi ai diritti LGBTQ tra cui la trascrizione dei figli, le adozioni e i medesimi riconoscimenti alle coppie omogenitoriali.
Secondo l’ipotesi formulata dalla Cassazione dovranno essere le Sezioni Unite della Corte a ribadire che l’unico organo deputato a rimuovere un ostacolo al riconoscimento di diritti fondamentali sia la Corte Costituzionale: prima però di arrivare alla Consulta, servirà che la Cassazione deliberi in tal senso, ma non è affatto scontato vista la delicatezza di un tema che riguarda casi di figli nati con modalità illegali in Italia, ovvero con la maternità surrogata all’estero. Al netto del progetto di legge che prosegue in Parlamento (su proposta di Fratelli d’Italia) per la formulazione del reato universale di utero in affitto, il caso ora in Cassazione riguarda la possibilità di cedere le pensioni di reversibilità verso l’altro partner o appunto verso i figli delle coppie arcobaleno.
PENSIONI REVERSIBILITÀ: DA DOVE NASCE IL CASO E COSA PUÒ CAMBIARE NEI DIRITTI LGBTQ
Tutto nacque dopo il ricorso dell’INPS contro la decisione presa dalla Corte d’Appello di Milano in merito al riconoscimento delle pensioni di reversibilità al componente rimasto in vita in una coppia gay: secondo quanto ricostruito dalla stessa Cassazione, la coppia maschile erano conviventi da tempo e avevano deciso di avere un figlio con maternità surrogata negli Stati Uniti nel 2010 (tramite fecondazione assistita) e registrato poi in Italia secondo la legge solo come figlio del genitore biologico.
È ancora il “Sole 24 ore” a riportare quanto emerso dal processo: nel 2017 in Italia è stata trascina la sentenza americana che accertava la paternità anche del genitore “intenzionale”, morto però due anni prima: a questo punto per il rimanente della coppia gay si è aperto un lungo iter giudiziario per poter affermare il diritto di avere la reversibilità delle pensioni a lui e al figlio. In primo grado il “No” era arrivato secco per entrambe le richieste ma con motivazioni diverse. Le pensioni di reversibilità non erano disposte per il convivente in quanto precedente alla legge sulle unioni civili del 2016, mentre al minore non poteva essere disposta in quanto il figlio è stato generato con maternità surrogata che è vietata tutt’ora in Italia.
In Corte d’Appello tutto era stato però ribaltato con i giudici che avevano riconosciuto le pensioni di reversibilità: «riconosciuto in favore dei componenti della coppia omosessuale il diritto a un trattamento omogeneo a quello assicurato alla coppia coniugata». L’INPS è stata a quel punto condannata a pagare anche tutti gli arretrati, con interessi: a quel punto il ricorso presentato in Cassazione porta la vicenda ai giorni nostri. La Cassazione è convinta che vi sia un trattamento discriminatorio nei confronti dei figli delle coppie gay e che allo stesso tempo l’INPS (così come tutte le amministrazioni publiche) sono “costrette” a seguire una legge esistente e valida in Italia. Si profila una decisione analoga anche per le Sezioni Unite che a quel punto potrebbe “risolvere” la contesa rinviando alla Consulta il decidersi definitivo: va infatti ricordato che già l’attuale Presidente della Corte Costituzionale Augusto Barbera nella relazione 2024 ha invitato il Parlamento a normare la situazione dei figli di coppie gay sotto ogni profilo giuridico e anagrafico esistente. Allo stesso tempo, associazioni cattoliche e in generale sigle non convinte dalle nuove spinte riformatrici sul fronte LGBTQ insistono da tempo: «basta portare l’agenda arcobaleno nei tribunali».