Pensioni statali, una sentenza della Consulta cambia le regole per l’erogazione del Trattamento di fine Servizio TFS, non potrà più essere differita, ma pagata subito per intero. Questo il provvedimento che ha stabilito l’incostituzionalità delle rate. Il governo quindi dovrà porre rimedio e trovare presto una soluzione al problema che rischia di creare un buco per l’Inps da 14 miliardi di euro. Come riporta il Corriere della Sera, la discussione sulla dilazione di pagamento per la liquidazione dei dipendenti statali, dura da ventisei anni. Durante i quali si è cercato sempre di rimandare ogni decisione, per evitare proprio di pesare sul bilancio dell’ente di previdenza pubblica.



Ora però la Consulta ha messo il punto sulla situazione, decidendo per la prestazione immediata, proprio perchè la rateizzazione “contrasta con il principio costituzionale della giusta retribuzione. Quindi non solo stop alle rate, ma versamento in tempi brevi. Una decisione che è già stata accolta positivamente sia dai sindacati di settore che, soprattutto, da tutti gli ex lavoratori della pubblica amministrazione, che stanno attendendo da anni l’erogazione del Tfs.



Tfs statali, dovrà essere pagato subito,  sentenza della Consulta “Rate incostituzionali”

Il Tfs agli statali dovrà essere corrrisposto tempestivamente e senza dilazioni di pagamento. La sentenza della Consulta cambia totalmente un regolamento vecchio di decenni, che stabiliva già  a partire dal 1997, la rateizzazione della liquidazione in dodici mesi a partire dal raggiungimento dei requisiti per la pensione. Il provvedimento, nato per far fronte al bilancio pubblico, ma temporaneo, era diventato poi definitivo nel 2010, introducendo inoltre il differimento del trattamento di fine servizio in ulteriori tre anni per le somme superiori a 100mila euro.



Il risultato attuale è che, secondo le stime dei sindacati, ci sarebbero ancora in attesa di ricevere i soldi, circa un milione e 650 mila pensionati. Applicando quindi la variazione prevista dalla Consulta, il rischio è di lasciare senza fondi l’Inps, che oltre a dover pagare 14miliardi di euro entro il 2023, si troverebbe in grave difficoltà anche per la prevsione di spesa 2024. La Corte quindi ha offerto la soluzione, un’uscita graduale per evitare l’impatto in termini di cassa.