42 anni fa veniva ucciso Peppino Impastato, giornalista e attivista italiano, nonché membro di Democrazia Proletaria. In vita il giornalista si è sempre impegnato nella lotta alla mafia denunciano le attività di Cosa Nostra; una lotta che ha pagato a caro prezzo con la sua stessa vita. Nel giorno di questo terribile anniversario, in tanti hanno ricordato il coraggio di un uomo che non si è mai chinato al potere della mafia. Tra questi anche Leoluca Orlando, il sindaco di Palermo che l’ha ricordato così: “la morte di Peppino Impastato ha segnato uno dei punti più tragici e perversi della permeabilità sino alla identificazione fra istituzioni pubbliche e private e mafia, che assumeva a volte anche il volto dello Stato. Ricordare la sua morte ma soprattutto la sua vita, impegnato con le armi della cultura, dell’informazione e dell’ironia contro la violenza fisica e culturale della mafia, non è solo un modo per continuare a rendere un doveroso omaggio, ma è anche un modo per ricordare quanto quelle armi siano tutt’ora un grande strumento, unito alla repressione giudiziaria, per contrastare le mafie di ogni tipo”. (aggiornamento di Emanuele Ambrosio)

 

Peppino Impastato, il fratello: “sue battaglie sono attuali”

Il 9 maggio non è un giorno come un altro: non può esserlo per chiunque creda nella legalità e nell’antimafia. Proprio in questo giorno, nel 1978, venne infatti ucciso Peppino Impastato, giornalista e attivista di Cinisi ucciso da Cosa Nostra, l’organizzazione mafiosa che aveva sfidato apertamente. Non aveva paura, l’esponente di Democrazia Proletaria: per inseguire i suoi valori aveva rotto perfino col padre, a sua volta mafioso, lo zio e altri parenti appartenenti a Cosa Nostra. Chi temeva il coraggio di questo giovane appassionato dei valori civili era la mafia, che non a caso scelse di ucciderlo e di provare anche ad infangarne il nome: dopo averlo ammazzato, infatti, il suo corpo venne fatto saltare in aria col tritolo sui binari della ferrovia. Volevano inscenare un attentato suicida: non vi riuscirono. L’immagine di Peppino Impastato non poteva essere macchiata in alcun modo. E la gente di Cinisi, anche quella solitamente più timorosa, dimostrò di aver compreso la lezione rendendogli omaggio, eleggendo un morto, appunto Impastato, al consiglio comunale cui si era candidato in occasione delle elezioni comunali di quell’anno.

PEPPINO IMPASTATO: IL FRATELLO GIOVANNI, “LE SUE BATTAGLIE ANCORA ATTUALI”

Con satira sempre pungente e informata, Peppino Impastato sbeffeggiava mafiosi e politici collusi del tempo. Si pensi all’attività svolta su Radio Aut, radio libera autofinanziata fondata un anno prima di essere ucciso, dove il giovane di Cinisi ribattezzò il boss internazionale Tano Badalamenti come “Tano Seduto”. Il programma più seguito era Onda pazza a Mafiopoli. A ricordarlo, in questo giorno così doloroso, è stato il fratello Giovanni Impastato, che in un’intervista rilasciata ad “antimafiaduemila” ha dichiarato: “Considerando che esistono ancora delle forme di speculazione edilizia, che esiste l’abusivismo dove la mafia è legata a tutta una serie di traffici illeciti, compresi lo smaltimento dei rifiuti, le eco-mafie, tutta questa composizione che praticamente fa un po’ la richiesta della mafia, possiamo dire sicuramente che le battaglie di Peppino sono attualissime perché si tratta di battaglie di civiltà e democrazia. (…) Possiamo dire che la vicenda giudiziaria di Peppino Impastato è molto chiara perché siamo arrivati ai processi, siamo arrivati alla verità. Però per arrivare alla condanna all’ergastolo di Badalamenti abbiamo aspettato quasi un quarto di secolo. E’ una vergogna giudiziaria”.