CRISI OCCIDENTE, IL PUNTO CON IL FILOSOFO MARCELLO PERA: “LAICISMO, CHIESA TROPPO ‘UMANISTA’ E…”

Di recente relatore al convegno di Roma dal titolo eloquente “Il suicidio dell’Occidente”, il filosofo e senatore Marcello Pera ritorna sul tema della crisi occidentale dopo che per decenni i suoi studi si sono concentrati su quella “dittatura del relativismo” denunciata a suo tempo in maniera illuminante da Papa Benedetto XVI. In una lunga intervista a “La Verità” l’ex Presidente del Senato parte proprio dall’incontro con il cardinale Angelo Bagnasco e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, per sottolineare le origini e le cause di questa crisi culturale che attanaglia il nostro mondo: «la laicità non basta a fondare il diritto. Senza valori e principi cristiani non si costruisce e mantiene uno Stato ben ordinato come quello liberale europeo».



È qui che Pera ricorda l’insegnamento caro a Papa Ratzinger in merito al difficile rapporto tra laicità ed Europa nella modernità: «disse che “nella Chiesa, oggi, quanto più essa si concepisce come istituzione che promuove il progresso sociale, tanto più inaridiscono in essa le vocazioni al servizio del prossimo”». Uscendo dall’immagine per comprenderlo meglio, Benedetto XVI ribadì con forza che se si eccede in una forma di “cultura buonista sociale” si arriva proprio per paradosso ad aiutare meno gli ultimi, maggiormente sostenuti quando v’era ancora lo sguardo «rivolto a Dio». Secondo Pera l’attualità drammatica si traduce proprio con queste due emergenze: «la Chiesa che si riduce a promuovere il progresso sociale e sostituisce la salvezza con la giustizia; e il legame fra la crisi del cristianesimo e la degenerazione della pratica sociale».



LA CRITICA DI PERA ALLA CHIESA E ALL’EPOCA DEI “DIRITTI”

Secondo il senatore Marcello Pera, i diritti che oggi tanto vengono rivendicati dal progressismo e dalla cultura “woke” assomigliano sempre di più a «dei voraci dell’uomo moderno». Il tema è chiaro: se Dio viene dimenticato, avversato e reso “minimo”, da cosa dipendono diritti e valori ineludibili che ogni uomo in cuor suo sperimenta? «se Dio è morto, tutto è concesso. Oggi quasi tutto è concesso: non basta per concludere che Dio è morto, certo è sufficiente per dire che non è messo tanto bene». Per il filosofo e senatore, serve ricominciare proprio da qui per provare ad uscire dalla crisi dell’Occidente: «perché Dio vuol dire tante cose, Creatore, Padre, Legislatore, ma anche senso del limite, del peccato, dell’impossibile, dell’illecito. Se Dio va in vacanza, la scolaresca non ha più disciplina».



In questo senso non aiuta alla crisi perdurante della modernità il ruolo che troppo spesso, secondo Pera, sta assumendo la Chiesa cattolica di Papa Francesco: la più grande differenza tra gli ultimi due Papati, riflette il senatore, è proprio nella dottrina. Ipotizzando che l’opera di Bergoglio segua alla lettera il Concilio Vaticano II, «il Papa sta aggiornando il cristianesimo a tal punto che, secondo me, non è più distinguibile da un generico umanesimo. Ne sono sconcertato». È una critica durissima (e non è la prima)  da chi solo qualche anno fa condivideva con Papa Benedetto XVI la feroce opposizione alla società anti-cristiana e anti-ragione che spirava dall’Europa nichilista e progressista: eppure secondo la sua visione attuale, Pera non concede grande prospettiva al magistero di Bergoglio, tanto che arriva a chiedergli indirettamente «per la predicazione di Francesco c’è ancora il peccato originale? La passione di Cristo espia ancora le nostre colpe? C’è la resurrezione? Oppure la misericordia di Dio prevale sul suo giudizio e siccome Dio è buono allora l’Inferno è vuoto?».