In Svizzera i beni di proprietà degli oligarchi russi sarebbero al sicuro, almeno questo è quanto emerge da un’inchiesta del quotidiano Le Monde, che fa il punto della situazione sulla dubbia applicazione delle sanzioni, in disallineamento rispetto al resto dell’Europa. In ballo ci sono sicuramente enormi quantità di soldi, depositi bancari, beni immobiliari, interessi economici che coinvolgono grandi industriali ed imprenditori russi che hanno deciso di investire in questi paesi. Ma le motivazioni ufficiali potrebbero essere spiegate tramite una legge che, in particolare in Svizzera, vieta il sequestro dei beni di proprietà privata, anche in caso di reato.



Infatti la legge Federale svizzera attualmente consente di congelare i beni detenuti nel proprio paese da parte di persone sanzionate a livello internazionale, come accaduto con l’embargo in Russia, ma il problema è che vieta poi di appropriarsene. Quindi essendo illegale l’operazione di confisca, gli oligarchi russi che attualmente detengono le proprie fortune nelle banche potrebbero riappropriarsene. Gli imprenditori sono presenti soprattutto nel Ticino, Lugano infatti è un centro siderurgico molto importante e punto strategico di commercio e scambio di materie prime ed acciaio dalla Russia.



Perché beni degli oligarchi russi non sono confiscabili in Russia

Le pressioni nei confronti della Svizzera da parte degli Usa e dell’Europa, non sono mai cessate in merito all’approvazione di una confisca dei beni degli oligarchi russi. Il paese però, ha invocato più volte la neutralità e l’autonomia delle leggi Federali che consentono il congelamento in caso di decisione internazionale, ma escludendo di fatto una possibile confisca. I soldi di cui dovrebbero appropriarsi però fanno parte ufficialmente di un progetto di ricostruzione in Ucraina, al quale sono destinati già da parte di tutte le altre nazioni che hanno aderito al sistema sanzionatorio.



Sono 42 miliardi di euro, i beni bloccati, altri invece, pari a quasi 47 miliardi non sono stati toccati da parte della Svizzera perchè dichiarati come “appartenenti a cittadini russi non oggetto di sanzioni“. La questione quindi è controversa ed il governo ha fatto più volte ricorso anche alla Carta dei Diritti Umani che protegge il diritto alla proprietà, tanto quanto la libertà di espressione. Uno dei timori, come sottolineato anche dal quotidiano francese, potrebbe essere che introducendo il sequestro dei beni a personaggi internazionalmente sanzionati, si possa rendere meno appetibile l’investimento di capitali nelle banche svizzere.