C’è preoccupazione negli Stati Uniti sul coinvolgimento di Huawei nella creazione dell’infrastruttura 5G in Italia. Non a caso la Farnesina conferma che c’è stato un incontro tra Luigi Di Maio e l’ambasciatore americano Lewis Eisemberg per discutere della rete mobile di quinta generazione e di altri dossier rilevanti. Secondo quanto riportato da La Stampa, non è da escludere che Eisemberg abbia chiesto al ministro degli Esteri italiano di chiudere con Huawei. E infatti pare che Di Maio si sia detto disponibile a rivedere la posizione di Huawei sul 5G in Italia, ma per ora non emergono sostanziali cambiamenti. E allora la “trumpiana” DeAnna Lorraine ha gettato benzina sul fuoco: «Perché il premier italiano Conte oggi si è incontrato con il lobbista di punta di Huawei in privato?». Il riferimento era all’incontro tra Giuseppe Conte e Davide Casaleggio. «Un’imbeccata maldestra che fa parte della manovra che periodicamente viene messa in atto contri di noi», commentano fonti di Huawei a La Stampa. Ma è nota la vicinanza di Casaleggio col colosso di Shenzhen. Ad esempio, l’anno scorso ha aperto a Milano il convegno della Casaleggio Associati con un intervento di Thomas Miao, amministratore di Huawei Italia. E poi c’è un incontro, avvenuto un anno prima durante la kermesse M5s di Ivrea, con Franco Brescia, diventato lobbista per conto di Huawei secondo quanto riportato da La Verità.
HUAWEI, CASALEGGIO E I DUBBI DEL COPASIR
«Possibile che si accorgano dell’anomalia negli Usa e non qui?», scrive la deputata di Forza Italia Deborah Bergamini sui social ritwittando proprio il post di DeAnna Lorraine. Di Huawei si è parlato nel Consiglio dei Ministri, anche perché ci sono divergenze nella maggioranza. C’è il Movimento 5 Stelle, capitanato dal ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, contrario a escludere Huawei dalla rete 5G, nonostante il rapporto del Copasir sia stato approvato all’unanimità. A proposito del rapporto Copasir, conferma il rischio che Huawei possa avere legami col regime cinese. «È stato posto in rilievo che in Cina gli organi dello Stato e le stesse strutture di intelligence possono fare pieno affidamento sulla collaborazione di cittadini e imprese, e ciò sulla base di specifiche disposizioni legislative», si leggeva. La collaborazione è sancita, secondo quanto evidenziato dal Copasir (e dagli Stati Uniti), da due leggi di Pechino, una sulla sicurezza nazionale e l’altra sulla sicurezza informatica, che regolano il rapporto tra intelligence e aziende cinesi. «Siamo un’azienda privata», replica invece Huawei Italia.
5G E HUAWEI, GOVERNO SPACCATO
A differenza di M5s, il Pd sostiene che si debbano esercitare i poteri della golden power sulla fornitura di tecnologia di Huawei a Tim e Windtre, con i ministri della Difesa Lorenzo Guerini e per gli Affari europei Enzo Amendola tra i principali sostenitori. L’idea dem è di seguire la strada di altri Paesi europei, cioè di valorizzare fornitori europei come Ericsson e Nokia. Quanto costerebbe all’Italia rinunciare alla tecnologia Huawei in questa fase? I costi di sviluppo della rete potrebbero lievitare di 282 milioni l’anno nel prossimo decennio, secondo uno studio dell’università di Oxford. Ci sarebbe una riduzione della concorrenza, un aumento dei prezzi e un rallentamento generale dello sviluppo. Ma Ericsson, che rappresenta l’alternativa, contesta queste stime, in quanto l’attuale rete 4G, su cui dovrebbe appoggiarsi in parte quella di quinta generazione, va comunque sostituita, essendo obsoleta. Intanto il colosso svedese ha stretto accordi con Argentina, Germania, Canada, Gran Bretagna, Norvegia e Danimarca.