Pio La Torre, lo storico “smacco” alla mafia che gli costò la vita

La lotta alla criminalità organizzata è uno dei temi tristementi attuali e che da decenni vede uomini di valore mettere in gioco la propria vita al fine di poter dare un contributo significativo nel contrastare Cosa Nostra e qualsivoglia organizzazione di tipo mafioso. Purtroppo, questi esseri meschini e privi di qualsiasi senno e coscienza, non amano chi decide di sfidarli senza esclusione di colpi. L’unica arma che sono capaci di sfoggiare è quella della violenza più cruda e becera che sfocia nell’assassinio. Tale premessa è legata alla storia di Pio La Torre, uomo politico che è riuscito a dare un contributo inestimabile nella lotta alla criminalità organizzata di stampo mafioso.



Pio La Torre ha dedicato quasi tutta la sua carriera politica ed impegno sociale alla lotta nei confronti di Cosa Nostra; il suo coraggio è ancora oggi messaggio di speranza e orgoglio. Suo l’idea di dare vita alla legge che ha introdotto il reato di associazione di tipo mafioso con una proposta fatta nel 1982. La sua iniziativa fu evidentemente uno smacco per le cosche malavitose e per gli spregevoli burattinai di Cosa Nostra. Pochi mesi dopo, nello stesso anno, Pio La Torre venne tragicamente assassinato in seguito ad un agguato.



Pio La Torre, la dinamica dell’assassinio in auto con Rosario Di Salvo nel 1982

La dinamica della morte di Pio La Torre, assassinato dai sicari di Cosa Nostra, è tristemente nota. Il 30 aprile del 1982 il segretario del Partito Comunista Italiano sta raggiungendo proprio la sede politica in una Fiat 131 guidata da Rosario Di Salvo. Nel bel mezzo del tragitto, una moto affiancò l’auto con all’interno Pio La Torre e il guidatore, costringendoli a fermarsi. Pochi attimi dopo la vettura fu colpita da una serie fatale di raffiche di proiettili. Non contenti, i sicari di Cosa Nostra scesero da un’altra vettura per ultimare quel viscido duplice delitto.



In seguito all’agguato del 1982, Pio La Torre perse immediatamente la vita. Diversa la sorte di Rosario Di Salvo che esamine tentò di ribellarsi alla violenza meschina dei sicari di Cosa Nostra estraendo la pistola e provando a far partire alcuni colpi. Purtroppo però, la sua sorte fu la medesima dell’esponente politico. Dopo il delitto ci furono alcuni tentativi – non accertati del tutto – di depistaggio rispetto ai reali mandanti dell’operazione. Alcune chiamate anonime rivendicarono l’assassinio da parte delle Brigate Rosse ma le indagini portarono alla luce come dietro quell’agguato vi fossero le trame Totò Riina e Bernardo Provenzano.