«Provavo risentimento per lui e per questo volevo ucciderlo». Così Tetsuya Yanagami ha giustificato con gli inquirenti l’omicidio dell’ex primo ministro Shinzo Abe. Ma sul movente dell’attentato all’ex premier del Giappone ci sono diverse ipotesi. Quel che è successo, infatti, potrebbe avere radici antiche. Nel Sol Levante, infatti, per secoli l’assassinio politico è stato considerato una forma «estrema ma accettabile» di protesta politica. Il Corriere della Sera a tal proposito cita due uccisioni, quella di Tatsukichi Minobe, docente all’Università Imperiale di Tokyo, ammazzato perché aveva pubblicamente messo in dubbio lo status di divinità del Tenno. Invece il 13 ottobre 1960 l’allora leader dell’opposizione socialista Inejiro Asanuma fu ucciso da un 17enne durante un comizio con una spada da samurai. Questi episodi sono accomunati dall’appartenenza dei killer a società più o meno segrete di estrema destra, quindi rientrano in un contesto culturale che da sempre rifiuta la trasformazione del Giappone, la modernizzazione.



Tra le conseguenze c’è anche una reazione contraria da una parte del Paese, quella più legata alle tradizioni millenarie. Non è chiaro se questo sia il caso dell’attentato a Shinzo Abe, ma non è escluso che il gesto possa rientrare in un contesto di estremismo politico-religioso, secondo il giornale. Ma Shinzo Abe non era più al potere dal 2020, inoltre ha spesso suscitato l’entusiasmo delle parti più conservatrici del Giappone. Quindi, prima di attribuire un significato all’attentato all’ex premier liberal-democratico bisogna aspettare qualche spiegazione delle autorità riguardo il movente ed eventuali complicità, senza escludere il gesto folle. Anche se così fosse, resterebbero comunque più domande che certezze in un Paese che nel 1945 ha archiviato la guerra come strumento politico, lasciando, non riuscendo ad eliminare definitivamente, spazio all’idea che la violenza possa essere l’unica soluzione ai contrasti politici.



MOVENTE ATTENTATO A SHINZO ABE: LE IPOTESI IN CINA

Si interroga anche la Cina, confermando i sospetti di un assassinio politico. Stando a quanto riportato da Global Times, potrebbe avere delle ripercussioni sulla politica giapponese e sulla comunità internazionale. Per gli esperti, le forze di destra giapponesi potrebbero usare questo incidente per spingere la tendenza alla trasformazione conservatrice della politica giapponese, mentre i sostenitori di Shinzo Abe potrebbero continuare a promuovere il concetto di “Indo-Pacifico libero e aperto” e le sue altre politiche, in un mix che non può che causare rischi per la sicurezza geopolitica dell’Asia nord-orientale. Per Xiang Haoyu, ricercatore presso il China Institute of International Studies, l’attentato si è verificato in una fase delicata, in quanto sono alle porte le elezioni per la Camera alta, quindi al Global Times ha spiegato che non si possono escludere motivazioni politiche. Anche se è stato il primo ministro giapponese più longevo, c’è anche insoddisfazione per l’aumento del divario tra ricchi e poveri causato dell’Abenomics e la contrarietà per l’adeguamento alle politiche militari e di sicurezza. Inoltre, anche se negli ultimi anni la politica giapponese si è mantenuta calma e l’esecutivo si è rivelato stabile, le idee populiste e altre idee estreme sono emerse sullo sfondo di una lunga recessione economica. Liu Jiangyong, vice preside dell’Istituto di Relazioni Internazionali Moderne dell’Università Tsinghua, ha spiegato che il Giappone sta affrontando molteplici problemi, come il deprezzamento dello yen, l’inflazione, la disoccupazione e la ripresa dell’epidemia, che richiedono l’adozione di misure efficaci da parte del governo giapponese. Ma anziché rispondere all’insoddisfazione della gente, i politici giapponesi enfatizzano le minacce dei Paesi vicini, spostando l’attenzione e sottolineando la necessità di rafforzare l’esercito.



Da qui la tesi di Liu Jiangyong, secondo cui non si può escludere che l’assassino di Shinzo Abe sia fortemente insoddisfatto delle politiche del governo giapponese, di fatto sotto il suo “controllo”, e non potendo cambiare lo status quo, ha scelto una via estrema. Anche se le tendenze politiche dell’attentatore non sono ancora state confermate ufficialmente, gli esperti cinesi hanno detto che è quasi sicuro che l’attentato non fermerà la tendenza conservatrice della politica giapponese nel suo complesso, ma potrebbe rafforzarla in qualche misura. Per Da Zhigang, direttore dell’Istituto di studi sull’Asia nordorientale dell’Accademia provinciale di scienze sociali di Heilongjiang, in vista delle elezioni per la Camera alta, l’omicidio di Shinzo Abe potrebbe fungere da “simbolo” per le forze conservatrici, al fine di ottenere maggiore sostegno da parte dell’opinione pubblica giapponese. «È anche probabile che il nazionalismo giapponese venga ulteriormente rafforzato dall’incidente». Per Lu Hao, ricercatore presso l’Istituto di studi giapponesi dell’Accademia cinese di scienze sociali, questo attentato potrebbe stimolare l’estrema destra giapponese a promuovere obiettivi politici populisti, xenofobi e persino estremi.