Negli ultimi anni le generazioni più colpite dai problemi della società da cui siamo stati travolti sono quelle dei giovani. Sempre più frequenti sono i casi di depressione, ansia, solitudine e stress che attanagliano gli adolescenti. E il fenomeno sembra essersi incrementato con la pandemia Covid. È quanto emerge da un’indagine sugli stili di vita pubblicata sul Corriere della Sera realizzata annualmente da Associazione Laboratorio Adolescenza e dall’Istituto di ricerca IARD su un campione nazionale rappresentativo di 5.670 studenti tra i 13 e i 19 anni, da cui scaturirebbero anche preoccupanti problemi di sonno, con rischiose ripercussioni sulla salute fisica e psichica.



I numeri parlano di un buon 58% di giovani che andava a dormire dopo le 23 tra il 2020 e il 2021, e oggi, a emergenza sanitaria conclusa, sceso al 47,6%. Il dato è preoccupante se pensiamo che nel periodo pre-Covid era solo il 28,1% che faceva le ore piccole. Oggi invece il trend mostra valori ancora elevati e preoccupanti di questa cattiva abitudine di andare a letto tardi. E i motivi risiederebbero soprattutto nella difficoltà ad addormentarsi per cause imputabili a preoccupazioni scolastiche, nervosismi immotivati, pensieri negativi generali. Questa è l’eredità del Covid.



FENOMENO DEI PROBLEMI DI SONNO TRA GIOVANI: CONSEGUENZE E RIMEDI

Dal punto di vista biologico è la melatonina ad essere responsabile del sonno. Questa ghiandola, situata alla base del cervello, agisce sull’ipotalamo e sulla regolazione del ciclo sonno-sveglia. A ‘bloccarne’ in un qualche modo il funzionamento sembrerebbe essere l’abitudine che ormai i giovani hanno di utilizzare smartphone e pc prima di andare a dormire. Le stimolazioni luminose di questi dispositivi andrebbero ad inibire la produzione di melatonina. La notte appare infatti sempre di più, per gli adolescenti, uno spazio destinato a proseguire le attività sui social o la visione di «serie» sulle piattaforme specializzate, otre che di di brevi video sui social come Instagram e TikTok. Più del 75% della generazione Z e dintorni avrebbe infatti questa abitudine. E anche in questo caso il fenomeno, intensificato dal Covid, si è ormai radicato.



Come intervenire quindi? Le poche ore di sonno secondo Marina Picca, presidente della Società Italiana di Cure Primarie Pediatriche, sezione Lombardia e membro del consiglio direttivo di Laboratorio Adolescenza , possono causare irritabilità, difficoltà di concentrazione e nell’apprendimento, e anche perdita di memoria. Per evitare tutto ciò, oltre a provare a cambiare questa malsana abitudine, ripristinando il corretto ritmo circadiano, occorrerebbe fare uso di melatonina a rilascio graduale.