Milena Gabanelli e Simona Ravizza
per il Corriere della Sera hanno portato avanti un’indagine sugli antibiotici ed hanno provato a rispondere ad una domanda ben precisa: perché non ci curano più? I dati non lasciano spazio a dubbi: 33 mila morti l’anno in Europa, di cui 10 mila solo in Italia. Lo stop alla ricerca è stato indetto dalle industrie farmaceutiche, il motivo? Il costo troppo elevato: «dall’elaborazione di una nuova molecola alla sperimentazione sull’uomo ci vogliono dieci anni e 1 miliardo di euro, con un ritorno di uno a 100 rispetto ad altri farmaci». Basti pensare che negli ultimi tre anni sono stati approvati appena due nuovi antibiotici innovativi. La percentuale di resistenza dei batteri agli antibiotici è elevata, in particolare in Italia: basti pensare che l’Escherichia coli è resistente all’antibiotico nel 14,6% dei casi contro il 5,3% Ue.
PERCHÉ GLI ANTIBIOTICI NON CI CURANO PIÙ?
Quali sono le cause di questa resistenza agli antibiotici? Nel lungo studio condotto per Dataroom, è stato messo in risalto che i motivi principali sono tre: l’esagerata assunzione di antibiotici, la somministrazione in quantità eccessiva negli ospedali e l’utilizzo su larga scala negli allevamenti intensivi. Senza dimenticare le infezioni in ospedale: secondo il rapporto Esvac, l’8 per cento dei pazienti contraggono un’infezione durante il ricovero, parliamo di un bacino di 500 mila persone l’anno.
Per quanto riguarda l’uso zootecnico, inoltre, l’Italia si piazza al secondo posto in Europa: «Contribuisce allo sviluppo di batteri resistenti anche tutto quello che, a nostra insaputa, entra nella catena alimentare attraverso l’utilizzo massiccio di antibiotici negli allevamenti intensivi. Per avere un’idea: l’Italia acquista ogni anno circa 1500 tonnellate di principio attivo antimicrobico, 500 sono per uso umano, e 1.067 per uso zootecnico, di cui il 60% è destinato agli allevamenti dei suini».