Abbiamo imparato a conoscere Greta Thunberg per le sue manifestazioni in giro per il mondo, urlando al megafono, chiedendo un pianeta più sostenibile ed esprimendo le paure sul surriscaldamento globale e su un cambiamento climatico che potrebbe lasciare alle generazioni future un mondo disastroso, perfino invivibile secondo quanto ci ha sempre raccontato. E intorno a lei negli ultimi anni si è andato formando uno stuolo di attivisti agguerriti e pronti a tutto pur di dimostrare le proprie tesi e pur di essere ascoltati dai vari governi. Ma davvero il tema del cambiamento climatico è così sentito tra i giovani a livello globale? Uno studio smentirebbe questa narrativa generale.



I media ci riportano le immagini di quei giovani che hanno gettato la zuppa su un Van Gogh, o al gruppo che si è sdraiato sul circuito di Formula 1. Questi tra i casi più eclatanti. E in Italia ricordiamo gli attivisti di Ultima Generazione che hanno gettato vernice su Palazzo Madama. Vicende come queste sembrano essere sempre più frequenti, tanto da pensare che siano soprattutto i giovani a seguire la ventenne olandese nella lotta al cambiamento climatico. Eppure sebbene il tema abbia coinvolto sempre più l’attenzione pubblica non sembrano essere i giovani i più interessati alla problematica.



Lo studio che smonta l’immagine di icona ambientalista di Greta Thunberg tra i giovani

Che sia diventata un’icona è innegabile. Ma a Greta Thunberg potrebbe non far piacere sapere che secondo l’ultima pubblicazione dell’Osservatorio Internazionale sul clima e opinioni pubbliche (Obs’CoP22), la mobilitazione mondiale sull’ambiente e sul cambiamento climatico non è poi così diffusa tra i ragazzi come forse avrebbe voluto. Spicca in particolare lo studio del sociologo Olivier Galland, esperto sul tema delle giovani generazioni. Le sue conclusioni sono state rese note lo scorso 19 aprile nella pubblicazione “Un pianeta in mobilitazione? L’opinione mondiale di fronte al cambiamento climatico”, realizzata sotto la direzione di Didier Witowski (responsabile degli studi EDF) e Daniel Boy (professore emerito di Sciences Po e specialista dell’écologia politica). A riportarlo è stato il quotidiano francese L’Opinion. “L’impressione prevalente nell’opinione pubblica e nei media che i giovani siano in prima linea nella lotta al cambiamento climatico distinguendosi da altre generazioni su questo punto non è realmente convalidato dai risultati di questo studio“, scrive Olivier Galland. “I risultati portano a fortemente relativizzare l’idea che vedremmo emergere una “generazione climatica” a livello globale”.



Diverso approccio generazionale e geografico

Ciò che emerge dallo studio di Galland permette di fare un ulteriore passo in avanti. Sembrerebbe infatti che sì, il tema sull’ambientalismo sia maggiormente sentito dalla popolazione ma non necessariamente tra i giovani. Ciò che distingue semmai a livello generazionale sarebbe l’approccio alla problematica. I giovani interessati al tema sarebbero infatti più propensi al compimento di azioni attiviste sulla scena pubblica per sensibilizzare e smuovere le coscienze. Gli adulti invece tendono maggiormente ad azioni singole, volte semplicemente a cambiare i propri stli di vita, dimostrando quindi un approccio più moderato. Inoltre sembrerebbe che gli ‘eventi climatici’ si stiano verificando principalmente in tutto il mondo occidentale. “Nel resto del mondo le differenze generazionali sono quasi inesistenti”, conclude Olivier Galland. Greta Thunberg potrebbe essere conosciuta nel
mondo, ma non sta quindi combattendo per conto di una generazione climatica globale.