RITA LEVI-MONTALCINI, GLI STUDI SUL FATTORE DI CRESCITA: COS’E’?

Perché ha ricevuto il Nobel Rita Levi-Montalcini e cosa sappiamo del percorso che l’ha portata ad essere insignita del prestigioso riconoscimento assegnato dall’Accademia di Svezia? Stasera, su Rai 3, verrà riproposta l’omonima fiction incentrata proprio su alcuni passaggi-chiave della vita della neurologa torinese (portata sul piccolo schermo da Elena Sofia Ricci) e che prende le mosse proprio dal 1986, anno in cui l’ex senatrice divenne la prima italiana ricevere il Premio per la Medicina, e l’occasione è propizia per riavvolgere il nastro dei ricordi e parlare dei suoi studi e del collega con cui Rita Levi-Montalcini condivise l’onorificenza.



Per spiegare perché ha ricevuto il Nobel Rita Levi-Montalcini dobbiamo innanzitutto capire i contorni del suo studio e perché è considerato ancora oggi di grande importanza: prima donna ammessa all’Accademia Pontificia delle Scienze, la neurologa aveva risieduto per molti anni negli Stati Uniti, studiando ed eseguendo esperimenti che la portarono già negli Anni Cinquanta alla scoperta dell’NGF, Nerve Growth Factor, ovvero il cosiddetto fattore di crescita nervoso), una sorta di proteina fondamentale per la crescita e anche poi  per la futura differenziazione delle cellule sensoriali e simpatiche. Gli studi, fatti col biochimico americano Stanley Cohen (1922-2020), insignito pure del Premio Wolf per la Medicina, valsero ai due ricercatori il premio di tutta una vita nel 1986.



PERCHE’ LA MONTALCINI HA VINTO IL NOBEL CON COHEN? LA MOTIVAZIONE

Raccontare perché ha ricevuto il Nobel Rita Levi-Montalcini ci porta ad addentrarci maggiormente nella problematica legata all’NGF: grazie alle scoperte su questa proteina capace di stimolare la proliferazione e il differenziamento cellulare ricevettero il Premio Nobel per la Medicina nel 1986, conferito loro per quello che, di fatto, fu un lavoro quasi trentennale da parte della neurologa italiana che spiegò per prima anche il fondamentale meccanismo d’azione del fattore di crescita e le tante, possibili implicazioni in campo medico e clinico che sarebbero arrivate negli anni successivi: “La scoperta dell’NGF è un esempio affascinante di come un osservatore acuto possa estrarre ipotesi valide da un apparente caos. In precedenza i neurobiologi non avevano idea di quali processi intervenissero nella corretta innervazione degli organi e tessuti dell’organismo”.



Se queste sono infatti le motivazioni del perché ha ricevuto il Nobel Rita Levi-Montalcini, possiamo provare anche a sintetizzare le conseguenze di tali scoperte iniziate quando nel ‘47 l’embriologo Viktor Hamburger la invitò a unirsi a lui alla Washington University di Saint Louis: il fattore di crescita è implicato nella plasticità neuronale e inoltre sono emerse in seguito correlazioni tra alcune patologie degenerative e l’NGF, col coinvolgimento di tale proteina nella Malattia di Alzheimer, la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) e il Morbo di Parkinson (PD), con conseguente suo impiego terapeutico. “Rita Levi-Montalcini si innamorò di un fenomeno di crescita del sistema nervoso e vi si dedicò per tutta la vita” aveva raccontato Enrico Alleva, psicobiologo che la conobbe sin da giovane. In questo modo la Montalcini dimostrò che il sistema nervoso non è statico ma plastico e ipotizzò che i tessuti tumorali rilasciano un fattore proteico che stimola la crescita delle fibre nervose periferiche.