Le sigarette sono un bene di prima necessità? La risposta per noi è scontata, ma il dubbio è doveroso considerando quanto accaduto dopo l’inasprimento delle misure del Governo per arginare l’epidemia di Coronavirus. Dopo l’assalto ai supermercati al termine della prima conferenza stampa del premier Giuseppe Conte, c’è stato quello ai tabacchi. Lo testimoniano tantissime foto apparse sui social network nei giorni scorsi: molti italiani sono scesi in strada per fare la scorta di sigarette dopo il discorso del presidente del Consiglio. Evidentemente le nuove norme imposte per limitare la diffusione del contagio hanno spaventato i fumatori che, per la paura di restare senza sigarette, hanno preso d’assalto i distributori automatici e i tabacchi. Ciò nonostante il “blocco totale” non preveda la chiusura dei tabaccai. Ma è proprio su questo che ci interroghiamo ora: se sono stati chiusi tutti i bar, anche quelli dei distributori di benzina, perché non è previsto il divieto di vendita di sigarette nei tabaccai durante l’emergenza Coronavirus?
CORONAVIRUS, PERCHÉ I TABACCAI RESTANO APERTI?
La chiusura dei tabaccai non è possibile perché vendono “generi di monopolio”, quindi dello Stato, però si può pensare di limitare la vendita di quei beni che non sono di prima necessità. Tra l’altro, considerando che stiamo affrontando l’emergenza Coronavirus, virus che attacca l’apparato respiratorio, fumare è anche controproducente. Di per sé è una pratica che fa male alla salute, in questo momento poi è ancora più rischioso. Lo spiega uno studio riportato dall’Istituto superiore di sanità (Iss), e di cui vi abbiamo parlato ieri, secondo cui per i fumatori il rischio di finire in terapia intensiva per il Coronavirus è più alto. Si rischia di incorrere in una forma di polmonite più seria e quindi gli effetti del Coronavirus potrebbero essere ancor più gravi per chi fuma. Lasciare dunque aperta la vendita delle sigarette appare dunque un controsenso in un momento in cui si fa anche tanta prevenzione sul Covid-19. Fumare non è certo fonte di contagio, ma può rendere più serie le conseguenze per il fumatore contagiato. Un controsenso per il quale c’è ancora tempo di intervenire, ma che può essere risolto solo con grande coraggio da parte di chi decide.