I giudici della Cassazione hanno deciso: è inammissibile il ricorso della Procura di Roma contro la decisione del gup della sospensione del procedimento per i quattro 007 egiziani accusati di avere sequestrato, torturato e ucciso Giulio Regeni nel 2016. I giudici lo scorso l’11 aprile scorso avevano stabilito, così come la Corte d’Assise nell’ottobre scorso, di sospendere il procedimento, dando il via a nuove ricerche di imputati a cui notificare gli atti sulla morte del giovane.



I genitori aspettano di capire perché non si possano processare gli 007 egiziani, non comprendendo la decisione dei giudici della Cassazione: “Attendiamo di leggere le motivazioni ma riteniamo questa decisione una ferita di giustizia per tutti gli italiani. “Abnorme” è certamente tutto il male che è stato inferto e che stanno continuando a infliggere a Giulio. Come cittadini non possiamo accettare né consentire l’impunità per chi tortura e uccide”, hanno affermato Paola e Claudio Regeni, come riporta l’Ansa.



Perché gli 007 egiziani non sono processabili

I giudici della Suprema Corte dovevano esprimersi sull’impugnazione avanzata dai pm di piazzale Clodio. È stato escluso che i provvedimenti di Assise e Gup possano essere impugnati con il ricorso per cassazione “in quanto non abnormi”. Il procuratore aggiunto Sergio Colaiocco aveva sollecitato un intervento di “chiarezza” agli ermellini, facendo riferimento alla III Corte d’Assise nell’ottobre scorso, che aveva sancito che il processo non può andare avanti in quanto mancano le notifiche agli imputati.

I magistrati di piazzale Clodio avevano chiesto alla Cassazione di chiarire se per il processo fosse sufficiente che “vi è una ragionevole certezza che i quattro imputati egiziani hanno conoscenza dell’esistenza di un procedimento penale a loro carico avente ad oggetto gravi reati commessi in danno a Regeni”. Secondo la Procura, quanto deciso dalla Corte d’Assise è in contrasto con quanto espresso dalla Cassazione. Come riporta l’Ansa, quest’ultima infatti spiega che si può procedere nel processo anche se la parte ignori la data dell’udienza e il capo di imputazione se si è in presenza di “finti inconsapevoli”. I genitori avevano lanciato un appello affinché si scoprissero gli indirizzi dei quattro aguzzini con un post pubblicato su Facebook in italiano, inglese e arabo. Erano state inserite anche le foto degli imputati. La decisione della Corte di Cassazione però spiega che i quattro non sono processabili.