A causa del Covid, i pipistrelli sono nell’immaginario collettivo come potenziali “killer” in quanto portatori di diversi virus. Proprio per questo è una fonte inesauribile di misteri per i biologi: vive particolarmente a lungo, non sviluppa il cancro e ha una straordinaria resistenza alle infezioni virali. Quest’ultima proprietà è stata esaminata dagli scienziati del Centre national de la recherche scientifique (CNRS), la più grande e più importante organizzazione di ricerca pubblica in Francia in uno studio pubblicato su Science Advances. La ricerca partiva da due ipotesi: i pipistrelli hanno un sistema immunitario più efficiente rispetto agli altri mammiferi o è una conseguenza del loro metabolismo adattato al volo?
In pieno volo, infatti, un pipistrello può raggiungere fino a mille battiti cardiaci al minuto e consumare 1.200 calorie all’ora in alcune specie. Un dispendio energetico tre volte superiore a quello di un mammifero terrestre sottoposto a un’intensa attività fisica. “Le condizioni di volo sono così difficili che l’organismo diventerebbe ostile ai virus. Questo potrebbe, in teoria, contribuire a questa grande resistenza“, ha dichiarato Christian Vincenot, professore dell’Università del Lussemburgo, specialista in pipistrelli, come riportato da Le Figaro. Di conseguenza, questo studio non confuta totalmente la seconda ipotesi, ma fornisce argomenti seri a favore della prima. Ma potrebbe avere un ruolo cruciale il gene PKR.
UN GENE DIETRO IL “MISTERO” DEI PIPISTRELLI…
“Blocca il tasso metabolico delle cellule una volta infettate dal virus e ne impedisce la diffusione“, ha spiegato Clément de la Myre Mory, tecnico di ricerca in virologia presso l’Università di Liegi e coautore di questo lavoro, a Le Figaro. Il gene PKR è presente in molti mammiferi, ma mentre la maggior parti di essi ne possiede una sola copia, alcuni pipistrelli ne hanno diverse. “Il gene viene attivato dall’infezione e produce una proteina che blocca la sintesi delle proteine nelle cellule“, ha aggiunto Adil El Filali, ingegnere ricercatore del CNRS in bioinformatica presso il Laboratorio di biometria e biologia evolutiva di Lione. “Avere due copie potrebbe quindi essere tossico per l’organismo, aumentando il rischio di bloccare accidentalmente il funzionamento delle cellule sane. Questo spiega perché la maggior parte dei mammiferi ne ha una sola copia. Ma nei pipistrelli è vero il contrario: questa funzione è rafforzata e diversificata dalla presenza di due copie nel genoma“. El Filali, però, ammette che questo studio non solleva del tutto il velo su questo mistero. “Abbiamo fatto poca strada. Ci stiamo concentrando solo su un sottogruppo che non rappresenta tutte le 1.400 specie“. Di conseguenza, il gene PKR svolge un ruolo molto importante, ma non è in grado di risolvere da solo tutti i misteri biologici dei pipistrelli.