L’Osservatore Romano ospita un articolo nel quale il cardinale Blase J. Cupich, Arcivescovo di Chicago, e il metropolita greco-ortodosso Nathanael Symeonides, Primate della Metropolia di Chicago, si chiedono perché preghiamo durante una pandemia globale come il Coronavirus. I due prelati si sono fatti provocare da una foto di due uomini in preghiera, uno ebreo e l’altro musulmano, entrambi paramedici in Israele. “Sono lì insieme, uniti in una missione comune e al centro di un luogo di pace prima di riprendere volontariamente un’altra straziante giornata di lavoro”.



In tempi difficili si fa più frequente il ricorso alla preghiera: lo dimostrano anche i motori di ricerca, perché le preghiere via internet lo scorso mese hanno raggiunto la cifra record degli ultimi cinque anni. I due religiosi esortano alla preghiera quotidiana, anche di gratitudine nei momenti felici, ma accolgono con piacere “il rinascere della preghiera, seppur motivato dai tempi difficili”.



Cupich e Symeonides aggiungono: “Quando i muri sembrano schiacciarci, costringendoci a fare i conti con la nostra mortalità, la preghiera può liberarci creando uno spazio che ci consente di trovare la serenità sul modo in cui dovremmo vivere il tempo che ci è concesso su questa terra”. Bisogna agire, ma anche pregare, secondo il motto: “Non fare semplicemente qualcosa, resta lì in preghiera!”.

PREGHIAMO PER… IL BISOGNO DELLA PREGHIERA

La preghiera non sia apparenza esteriore di pietà o mero intrattenimento, altrimenti non si conosceranno mai il suo significato e il suo fine, né si comprenderanno i suoi benefici. I due prelati la paragonano a “un prisma dove si scopre qualcosa di veramente unico a seconda di come lo si osserva”. La preghiera ci aiuta a conoscere meglio noi stessi, lavorare sulle nostre mancanze, allontanarci da noi stessi, concentrarci sui bisogni altrui, renderci umili accettando che abbiamo molto meno controllo sugli eventi della vita di quanto riteniamo.



In ultima analisi dunque “ci aiuta ad agire e a diventare le persone che siamo chiamate a essere”. Citando Madre Teresa: «La preghiera che passa all’azione diventa amore, e l’amore che si trasforma in azione diventa servizio». La preghiera inoltre ci aiuta a rivelare le risposte alle domande che gravano su di noi, anche se non sono subito chiare e bisogna dunque continuare a pregare.

Infine la preghiera può aiutare “a mostrare alle persone come vivere il tempo sulla terra, una parte del quale consiste nell’agire in solidarietà per dare aiuto e consolazione a quanti soffrono”, proprio come fanno con il loro lavoro i due paramedici citati ad esempio dal cardinale Cupich e dal metropolita Symeonides.