Vaccinarsi non è importante solo per proteggere se stessi, ma anche per garantire una protezione adeguata a chi soffre di patologie particolari. Lo ha spiegato il virologo Roberto Burioni nel corso del suo intervento a ‘Che tempo che fa’, partendo dalla notizia della morte di Colin Powell, che era sì vaccinato ma era anche affetto da mieloma multiplo. Il vaccino è inutile, quindi non serve vaccinarsi? È quel che qualcuno ha pensato, in realtà è esatto proprio l’opposto. In primis, bisogna convincersi del fatto che “non esiste un vaccino sulla terra che sia efficace al 100%”. Ce ne sono efficaci, come quello del morbillo, altri meno efficaci, come quello dell’influenza che dà una protezione variabile da anno in anno in media del 40%. Questo non vuol dire che sia inutile. Inoltre, Roberto Burioni ritiene che sia “strano che ai vaccini si chieda questo 100% che non c’è in nessuna cosa che ci protegge nel mondo reale”.



Basti pensare alle cinture, all’airbag e a quei dispositivi che rendono meno probabile fare un incidente e che, se questo accade, possono aiutare a riportare conseguenze meno gravi. “Così anche i vaccini ci proteggono dall’infezione, ma se malauguratamente ci infettiamo, trasmettiamo di meno il virus e abbiamo conseguenze meno gravi, però la protezione al 100% non esiste”, ha proseguito il virologo.



BURIONI SU VACCINI COVID E CIRCOLAZIONE VIRUS

La questione è un’altra. Non tutte le persone rispondono alla stessa maniera alla vaccinazione. “Ci sono dei gruppi di pazienti che anche se vaccinati non godono della protezione di cui godono le persone sane”, ha dichiarato Roberto Burioni a ‘Che tempo che fa’. Di chi si tratta? Persone con un sistema immunitario indebolito da una malattia, come nel caso di Colin Powell. “Noi sappiamo purtroppo che queste persone, anche se sono vaccinate, molto spesso non riescono a raggiungere una protezione perché proprio le cellule che li dovrebbero proteggere, quelle che fanno gli anticorpi, sono ammalate”, ha spiegato il virologo. Ci sono poi persone che hanno un sistema immunitario integro, ma che assumono farmaci che lo indeboliscono, come i pazienti sottoposti ad un trapianto, quelli che combattono contro un cancro e si sottopongono a chemio. I vaccini non funzionano al meglio per loro? Questo conferisce ancor più importanza alla vaccinazione degli altri soggetti. “Proprio perché sono più deboli, possono beneficiare moltissimo del fatto che grazie all’immunità di gregge il virus circoli molto di meno”, ha chiarito Burioni. Il vaccino non funziona al 100%, ma dobbiamo vaccinarci tutti, perché “in questo modo il virus circolerà di meno e saranno protetti sia i non vaccinati, sia le persone che dopo la vaccinazione non beneficiano particolarmente della protezione che il vaccino dà a noi sani”.



GLI STUDI IN SCOZIA E USA, IL “CASO” ITALIA

Nel corso della puntata precedente di ‘Che tempo che fa’ il virologo Roberto Burioni aveva affrontato lo stesso tema, ma attingendo dallo studio condotto in Scozia su 150mila sanitari, da cui è emerso che la loro vaccinazione ha protetto i loro familiari non vaccinati. Ha citato anche uno studio negli Stati Uniti da cui è emerso che negli Stati dove si vaccina di meno è tre volte più alto il numero di bambini sotto i 12 anni ricoverati in ospedale. Quindi, vaccinarsi protegge i bambini che non possono farlo perché non c’è ancora un vaccino approvato per loro. Per quanto riguarda l’Italia, aveva citato i dati dell’Istituto superiore di sanità (Iss) che evidenziavano un calo di casi tra non vaccinati. L’ipotesi è che ciò accade perché “grazie alla vaccinazione di tanti il virus circola di meno e magari proprio grazie alla vaccinazione dei giovani che in tutte le malattie infettive sono quelli che maggiormente sostengono la circolazione dell’agente patogeno perché sono quelli che fanno una vita sociale più intensa”.