La morte nelle scorse ore di Michail Gorbaciov, ultimo presidente dell’ex URSS, ha riportato in auge sui social e sul web il termine “perestrojka”. Un vocabolo che a scuola viene studiato dopo la Seconda Guerra Mondiale, visto che è cronologicamente collocabile all’incirca 40 anni dopo la fine del conflitto bellico. Ma cosa significa esattamente? E perché viene associato a Gorbaciov? Spieghiamone dapprima il significato: “perestrojka” può essere tradotto in italiano con il termine “ricostruzione”. Questo per via del fatto che il leader sovietico puntava alla messa in atto di una sequela di riforme di natura economica, politica e sociale aventi lo scopo di modernizzare tanto l’economia, quanto il mercato russo.



Con la “perestrojka”, di fatto, l’URSS si sarebbe aperta verso il capitalismo, abbracciandolo in tutte le sue sfaccettature, dal momento che tra le riforme preventivate si annoveravano lo sviluppo della proprietà privata, la garanzia di una minore ingerenza da parte dello Stato e la riorganizzazione del sistema bancario, elemento quest’ultimo utile per esercitare un più che discreto fascino nei confronti dei capitali esteri. Intendeva anche trattare con gli Stati Uniti d’America per il disarmo dei missili.



“PERESTROJKA”, COS’È E SIGNIFICATO? L’URSS DI GORBACIOV ALLO SFASCIO IN POCHI ANNI

I tentativi di riforma economica messi in piedi da Gorbaciov non sortirono però gli effetti che l’ex leader dell’URSS preventivava alla loro vigilia e si ebbero dapprima forti contrazioni nella produzione agricola e in quella industriale, con annessa riduzione del reddito della maggioranza della popolazione. Problemi sorsero anche per ciò che concerne le questioni alimentari, abitative ed economiche, complice il disastro nucleare che nel 1986 ebbe luogo a Chernobyl. Le condizioni lavorative peggiorarono e, tra scioperi e proteste, soltanto nel Donbass oltre 300mila minatori decisero di ribellarsi.



La “perestrojka”, insomma, non funzionò e fratturò la società, portando a tensioni politiche ed economiche e a scontri fra repubbliche ed etnie: Gorbaciov, così, si dimise il 25 dicembre 1991, con annesso scioglimento del Partito comunista e definitiva scomparsa dell’URSS. Un qualcosa che, fino a pochi anni prima, era totalmente impronosticabile.