Alle atrocità della guerra in Ucraina, si aggiunge il pericolo della tratta delle donne e dei bambini. L’allarme è giunto in diretta televisiva a “Stanze Vaticane”, su TgCom 24, da parte del cardinale Michael Czerny (dicastero sviluppo umano integrale), il quale ha esordito commentando le dichiarazioni di Papa Francesco sul conflitto bellico avviato dalla Russia di Vladimir Putin: “Le parole forti come sacrilegio, massacro, vergogna, non sono esagerate. Anzi, sono chiare e precise e io so che la gente capisce esattamente ciò che il Santo Padre vuol dire. L’umanità è grata al Pontefice per la sua voce e per la sua vicinanza”.
Nel Paese dell’Est Europa, il cardinale Michael Czerny ha detto di avere visto “lunghe code alla frontiera e il servizio generoso di una chiesa colpita e povera, ma che rimane al suo posto per aiutare coloro che fuggono. In Slovacchia e Ungheria c’è stata una risposta molto umana, molto cristiana, ben organizzata. Neppure la parte spirituale viene trascurata, le persone si sentono accolte. Grazie a Dio in questo momento molti bambini sono accompagnati dai loro parenti, ma preoccupa la vulnerabilità delle donne e dei più piccoli. Serve che tutti coloro che sono impegnati nella risposta umanitaria siano preparati per riconoscere i segni della tratta e a resistere e lottare contro di essa, altrimenti questo sarebbe un doppio o triplo crimine, al di là di qualsiasi altro concetto”.
RISCHIO TRATTA DONNE E BAMBINI IN UCRAINA, CARD. CZERNY: “TROPPE FAMIGLIE DIVISE”
A “Stanze Vaticane”, il cardinale Czerny, oltre al pericolo tratta per donne e bambini, ha riferito che “la gente che ho incontrato, in parte cerca soluzioni pratiche. Vuole sapere dove può andare, quando può partire. Le persone si trovano in una situazione drammatica e parlano di ciò che hanno visto e vissuto, come se fosse una terapia per lasciarsi alle spalle questo trauma. Sono numerose le famiglie divise, con gli uomini di casa che sono rimasti in Ucraina“.
E, ancora: “Questa missione mi ha aiutato ad accettare la nostra responsabilità. Non dobbiamo soltanto dire chi ha torto e chi ha ragione davanti a uno schermo, ma farci domande in un percorso quaresimale, chiedendoci come siamo noi autori di conflitto e come possiamo divenire costruttori della pace. Nessuno è troppo lontano o troppo innocente per non interrogarsi profondamente, offrendo la nostra vita per la vita di coloro che soffrono, coloro che sono colpiti”.