Gennaio 2020, il mondo conosce il Sars-Cov-2. La Cina probabilmente lo conosceva da più tempo e per qualche mese ha sperato di poter contenere il tutto dentro i confini nazionali. Nulla di più vano.

A febbraio 2020 mezzo mondo ha sottovalutato la futura pandemia, creando quel seme dubbioso che ha di fatto funestato i due anni successivi. Tra annunci di vario tipo ed estremi: si passa da influenza a Sars (si dimentica come il virus lo sia) come nulla fosse e la comunicazione scientifica lascia a desiderare.



A questo si sono aggiunti leader politici non propriamente decisionisti (per nostra fortuna non siamo dinanzi a un’esposizione da radiazioni) che hanno contribuito a creare ulteriore confusione.

Il primo obiettivo fu barare con i dati, cercare di far passare messaggi positivi “per i mercati”. Alla Germania andò bene il primo periodo (e forse grazie al primo virus, meno veloce nel contagio e spezzato da lunghi lockdown nella trasmissione). L’Italia trovò un equilibrio solo a fine 2020, per poi ripartire nel 2021 con più rigore e azioni coordinate. In mezzo però una selva di polemiche che hanno lasciato sacche di popolazione esposte in più zone del mondo, e queste bolle hanno dato origine a varianti particolari.



I virus mutano, ma questo pare farlo diversamente (almeno stando alla comunità scientifica) e forse il problema sta tutto nell’origine: artificiale o naturale? Noi abbiamo modelli predittivi basati su pandemie storiche basate su virus naturali (perfino quella del vaiolo risalente a 6000 anni fa, malattia che sono nel XX secolo fece 300-500 milioni di morti, prima di essere eradicata grazie ai vaccini nel 1979), abbiamo poche certezze sull’origine di questo, che stando all’ultima pubblicazione d’uno studio molto articolato su Nature porta qualche non bellissima novità. Pare, infatti, che siamo a poche mutazioni del Sars-Cov-2 (si parla di due o tre) che lo porteranno a essere resistente a vaccini e monoclonali. Scoperta, inoltre, una forma “minore” di Omicron che sarebbe completamente resistente a tutti gli anticorpi in uso clinico ad oggi.



I ricercatori hanno testato persone, completamente vaccinate con Moderna, Pfizer, AstraZeneca e J&J, con virus imitanti l’Omicron ed è venuto fuori che sono meno protettivi contro la variante, ma c’è un dato ancora più particolare: gli anticorpi delle persone precedentemente infettate lo sono ancora meno. La ricerca nella relazione finale consiglia i booster, ma avverte che la protezione non è totale e bisogna applicare le forme di distanziamento e protezione standard.

L’immunità vaccinale, però, evita nel 94% (nei primi tre mesi almeno) la forma grave. Tempi stretti ma fondamentali, con qualche preoccupazione inerente i guariti non vaccinati che avrebbero degli anticorpi non adatti alla variante.

I risultati sono coerenti con altri studi di neutralizzazione, nonché con i primi dati epidemiologici provenienti da Sudafrica e Regno Unito. La Omicron per ora è classificata come più contagiosa, ancora da verificare se più blanda, visto che infetta anche una buona percentuale di vaccinati che presentano sintomi lievi (questa variabile è da leggere con attenzione) e non sembra quella variante X (che eluderebbe qualsiasi sforzo e aumenterebbe la difficoltà di recupero) di cui si parla dall’inizio della pandemia. E nessuno sa esattamente da dove sia uscita questa voce, che bussa da molto tempo alle porte del deep web.

In Israele hanno più volte messo in campo delle esercitazioni: una variante del genere porterebbe al collasso sanitario perché di fatto bloccherebbe milioni di persone (con tempi di recupero lunghi).

Il vero problema del Sars-Cov- 2 è il tempo lungo di guarigione completa e di recupero, la letalità è proporzionale all’intervento (come una fisarmonica s’allunga se non c’è abbastanza posto in ospedali o ci sono troppi sanitari malati) e impatta anche su altre malattie, lasciate scoperte per mancanza di tempo e personale.

Rimane, però, un grande interrogativo legato alle origini di questa pandemia, di fatto ancora poco chiare e che rischiano di farci vivere in un vero e proprio loop pandemico.

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