NUOVO CASO DOSSIERAGGIO A PERUGIA: IL PG SOTTANI SORVEGLIA CANTONE E INDAGA SU TRAME PM-GIORNALISTI. IL “CASO GUADAGNO”
La quantità di documenti, informazioni, dati scaricati e presunte ricostruzioni sul caso “dossieraggio” ogni giorno riempiono le prime pagine di molti quotidiani: fa impressione però non avere ancora l’esatta contezza della mole di personaggi “spiati” e di presunti dossier “costruiti” per provare a condizione le sorti della politica e della giustizia in Italia. In attesa che le indagini delle Procure (Perugia, Roma e Firenze su tutte) facciano il loro corso, oggi emerge un capitolo piuttosto inquietante che smaschera un’ennesima potenziale “guerra tra magistrati” come già visto nel recente passato con Csm e “caso Palamara”.
In pratica nasce tutto dalla richiesta di sorveglianza del procuratore generale Sergio Sottani nei confronti dei colleghi togati all’interno della Procura di Perugia: come ricostruisce il collega Luca Fazzo sul “Giornale”, il pg di Perugia in un comunicato nei giorni scorsi preannunciato provvedimenti anche contro sull’ex presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone, titolare delle indagini sul presunto scandalo dossieraggio che vede indagati il tenente Gdf Pasquale Striano e il pm antimafia Antonio Laudati: il motivo della sorveglianza (che non è indagine formale, ndr) viene spiegato dallo stesso Sottani, «segnalare agli organi deputati al controllo quelle che potrebbero apparire eventuali anomalie comportamentali nell’esercizio della funzione giurisdizionale». Secondo le ricostruzioni fatte dal “Giornale” e dalla “Verità”, il pg non approverebbe la gestione avuta da Cantone sull’intera inchiesta dossieraggio: dall’audizione in Commissione Antimafia a quella del Copasir, Sottani in un colloquio con “La Repubblica” le definisce «inusuali» anche se questo non significa ora “censurare” i magistrati, ben sì attivare «funzioni di sorveglianza. La mia attività – ha sottolineato sempre il pg dopo il duro comunicato pubblicato – è anche a tutela della procura. Era doveroso comunicare che vigilerò perché le informazioni sull’indagine siano tracciabili, cioè veicolate con comunicati, conferenze stampa, audizioni».
Sempre secondo Sottani le dichiarazioni di Cantone su Striano potrebbero aver volato il rispetto della presunzione di innocenza, così come il polverone mediatico alzato potrebbe non aiutare il regolare svolgimento dell’inchiesta dossieraggio: qui però emergerebbe un ulteriore attrito nella Procura di Perugia, ovvero quando Sottani richiama il “caso Palamara” e quanto successo negli ultimi mesi in diverse “trame” tra cronisti e magistrati. Come ha svelato “La Verità” nei giorni scorsi, sul caso dell’ex ANM vi sarebbero state delle notizie prelevate dai pc della procura di Perugia per mano di un cancelliere, Raffaele Guadagno, giunte poi ai giornalisti “amici” al “Fatto Quotidiano”. L’accusa lanciata da “La Verità” è suffragata dalle conversazioni in cui alcuni pm rilasciano dettagli non propriamente “tenere” nei confronti del loro futuro procuratore generale: con altre varie intercettazioni sui rapporti “occulti” tra i magistrati umbri e la stampa nazionale, spiega il procuratore generale di non esser mai stato messo al corrente e questo lo avrebbe messo «nell’impossibilità di compiere il suo dovere in materia di vigilanza e nel dare impulso all’azione disciplinare». A chiosa finale, Fazzo prova a ricondurre tutto all’origine della vicenda: secondo Sottani, Cantone avrebbe fatto bene a scoperchiare (dopo la denuncia del Ministro Crosetto) l’intero sistema di presunti dossieraggi in capo al tenente Striano ma proprio per questo motivo serve avere il massimo della inattaccabilità per chi indaga a fondo sulle eventuali crepe all’interno del mondo della giustizia.
LA DIFESA DI CAFIERO DE RAHO (M5S): “MI ADDITANO PER ATTACCARE L’OPPOSIZIONE”. COSA DICE IL CENTRODESTRA
Altro capitolo del maxi caso dossieraggio riguarda le accuse del Centrodestra in queste settimane contro l’allora presidente della Direzione Nazionale Antimafia, il magistrato – oggi parlamentare M5s – Federico Cafiero de Raho: in sostanza, dopo lo scoperchiamento del “caso Striano”, i diversi politici “spiati” in seno al Governo ritengono che vi possa essere stata quantomeno “conoscenza” dei documenti scaricati dalla banca dati dal luogotenente della Guardia di Finanza. La Lega di Salvini in particolare chiede che si possa fare luce e che si arrivi a rendere impenetrabile la maxi procura antimafia: Forza Italia ha invece chiesto che Cafiero de Raho, attualmente vicepresidente della Commissione parlamentare Antimafia, non sia opportuno che partecipi alle varie udienze su fatti di cui potrebbe aver avuto un suo peso (viene accusato infatti di aver accentrato il potere della DNA aumentando il sistema delle SOS).
Intervenuto oggi a margine di un convegno a Napoli alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, Cafiero de Raho torna a commentare il caso dossieraggio e difende a spada tratta la sua storia personale e lavorativa: «Si rileva chiaramente che tutti gli accessi sono stati fatti fuori dalla Direzione nazionale e che sono evidentemente tutti strumentali, perché il controllo su quel settore lo avevano altri ed è evidente che in una procura importante, come la Procura nazionale, sono tante e tali le articolazioni, le finalità, i campi in cui ci si muove che additare ma credo che l’opinione pubblica lo capisca benissimo è soltanto un modo per attaccare l’opposizione che è comunque al di fuori di qualunque congegno dossieristico come quello che è avvenuto, se effettivamente è avvenuto». Detto ciò, il deputato grillino invoca la piena chiarezza sulla vicenda, specie per capire «su chi si è mosso e su quelle parti politiche che hanno utilizzato quegli accessi».
POSSIBILE DOSSIERAGGIO SU BERLUSCONI PER STOPPARE LA CORSA AL COLLE: ECCO COSA È SUCCESSO
Terzo e ultimo capitolo nel nostro focus di giornata sulla vicenda dossieraggio riguarda quanto svelato da “Il Tempo” di Tommaso Cerno al Tg4 in merito al presunto “spionaggio” effettuato contro il compianto Silvio Berlusconi nei mesi prima della nomina al Quirinale del successore di Sergio Mattarella. «Un livello più profondo ed oscuro si nasconderebbe tra le carte dell’inchiesta sui presunti dossieraggi», spiega il servizio del Tg4 dell’11 marzo citando il lavoro di ricerca effettuato da “Il Tempo”. In sostanza, tra i tanti “spiati” da Striano vi sarebbe anche il fondatore di Forza Italia, nei giorni in cui la sua figura era stata accostata come possibile candidato del Centrodestra per la Presidenza della Repubblica.
Secondo le informazioni recuperate dalla enorme mole di documenti scaricati da Striano sulle banche dati della DNA, in particolare il finanziere avrebbe cercato e condiviso con i giornalisti del “Domani” alcune operazioni sospette di Berlusconi nei giorni di fine gennaio 2022. «Tra i contenuti delle 58 ‘segnalazioni di operazioni sospette utilizzate nella redazione di numerosi articoli stampa editi da Tizian e pubblicati sul quotidiano Domani ce n’è una del 20 gennaio, della quale viene riferito anche il codice, che il tenente della Finanza Striano ha condiviso con l’amico giornalista, e corrisponde al nominativo di Llupo Julinda», spiega “Il Tempo”.
Stando a questa ricostruzione, proprio è su Llupo Julinda che Il Domani esce poi con l’esclusiva ‘Quirinal Papi’, dal titolo: “Berlusconi e i soldi alla donna misteriosa, i sospetti dell’antiriciclaggio”. Sempre secondo “Il Tempo”, Striano avrebbe estrapolato tutti i documenti legati alle presunte operazioni di Berlusconi «lo stesso giorno della Llupo, quello in cui il giornalista ha preparato l’articolo uscito la mattina seguente in prima pagina». Dopo il polverone creato proprio da quell’articolo – in cui si fa riferimento sul presunto trasferimento di oltre un milione di euro che Berlusconi avrebbe mandato al cugino Giancarlo Foscale, residente in Svizzera, per darli alla donna di origine albanese – arriva il passo indietro del Cav il 22 gennaio: «Ho deciso di compiere un altro passo sulla strada della responsabilità nazionale, chiedendo a quanti lo hanno proposto di rinunciare ad indicare il mio nome per la Presidenza della Repubblica», scriveva l’ex Premier in una lettera pubblica. A commento di questo potenziale scoop scioccante, Forza Italia interviene con il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri: «Restiamo sconcertati dalla gravità dei risvolti sull’inchiesta dossieraggi. Le rivelazioni del quotidiano Il Tempo sull’attività illecita di accesso alle banche dati e la fuga di notizie alla stampa di sinistra sono la dimostrazione delle campagne di fango contro il presidente Berlusconi, oggetto di un articolo scandaloso su un nuovo presunto Rubygate pubblicato dal Domani proprio in vista del voto al Quirinale, nel quale si insinuavano strani pagamenti a una misteriosa donna». Forza Italia chiede immediata chiarezza sulla vicenda e auspica che l’intera inchiesta dossieraggio possa andare in fondo per chiarire «i mandanti che da trent’anni, mettono in atto una perniciosa intromissione nella vita democratica del Paese», conclude Gasparri.