“Pesaro rischia di diventare la nuova Wuhan”, questo è il timore delle circa 6 mila persone che nelle scorse ore sono scese in strada per manifestare contro la costruzione del nuovo biolaboratorio in località Torraccia dell’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Umbria e delle Marche “Togo Rosati”, che è stata approvata praticamente all’unanimità a ottobre scorso dal Consiglio Comunale. In molti, provenienti da tutta Italia, hanno espresso la loro contrarietà ai microfoni di Fuori dal Coro.
“Questa non è scienza del bene comune, ma dei poteri forti che vogliono lucrare sui cittadini. Non sono esperimenti che servono per curare le malattie”, queste alcune delle tante denunce. È stato anche creato il comitato Stop Biolab Umbria per fare sì che il progetto si fermi. “Perché stanno costruendo questi nuovi BSL3 di dimensioni così importanti? Non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Non possiamo essere schiavi a vita, vogliamo delle garanzie e dei controlli”, affermano i membri.
“Pesaro rischia di diventare la nuova Wuhan”, il parere dell’ex membro del CNR
A esporsi sul tema del biolaboratorio a Pesaro e sulla possibilità che quest’ultima ha di diventare una nuova Wuhan, ai microfoni di Fuori dal Coro, è stato anche Alessio Fortunati, biologo molecolare nonché membro del CNR. “La potenzialità scientifica, le competenze e la strumentazione per studiare, collezionare e manipolare organismi e micro-organismi che potenzialmente possono prospettare uno scenario come quello della città in Cina (il riferimento è alla pandemia di Covid-19, ndr) ci sono tutte. Il rischio di conseguenza aumenta notevolmente”, ha affermato.
I timori della popolazione sono dunque in parte confermati anche da alcuni membri della comunità scientifica. È per questo motivo che adesso i no lab chiedono che prima di andare avanti venga chiesto il loro parere, ad esempio attraverso un referendum. Il Consiglio Comunale, tuttavia, da parte sua ha già dato il via libera per la costruzione.