Dalla carne al pesce sintetico: questa è un’altra nuova frontiera nel campo dell’alimentazione. Il programma “Fuori dal coro” ha deciso di approfondirla, infatti nella puntata di oggi mostrerà documenti inediti su un laboratorio di Amburgo che si sta occupando della produzione del pesce sintetico. Il progetto nasce dalla necessità di soddisfare la crescente richiesta di pesce, ma fornendolo in maniera sostenibile. Resta da capire se i consumatori siano pronti a comprarlo.
Comunque, nei mesi scorsi ha fatto parlare di sé un’azienda di Amburgo, la Bluu Seafood, dove è presente una vasca con un liquido color ciliegia: è un terreno di coltura destinato alla produzione appunto di pesce sintetico. Il pesce allevato in laboratorio viene essenzialmente prodotto estraendo un piccolo campione di cellule da un pesce selvatico e coltivandolo in un bioreattore riempito con quel liquido progettato per fornire alle cellule del pesce il nutrimento di cui hanno bisogno per moltiplicarsi.
Una delle principali sfide che le startup di pesci allevati in laboratorio hanno incontrato è quella di evitare che le cellule si attacchino ai lati delle vasche, dove gravitano naturalmente, infatti l’ideale sarebbe avere colture in sospensione, ma la maggior parte delle cellule animali preferisce legarsi a qualcosa. L’azienda di Amburgo ha risolto il problema sviluppando dei micro-materiali per tenere le cellule di pesce attaccate insieme.
In questo caso, parliamo di un’alternativa più ecologica in virtù dell’impoverimento dei mari. Inoltre, col pesce sintetico si possono garantire gli stessi benefici nutrizionali, privandolo di eventuali allergeni, microplastiche, mercurio o altre contaminazioni che colpiscono il pesce d’allevamento e quello pescato in natura.
PESCE SINTETICO, LE INCOGNITE E GLI SCENARI
La prima destinazione di questa azienda di Amburgo però non era rappresentata dai ristoratori locali, bensì Singapore, dove è già diffusa la carne coltivata e si sta cercando di ridurre l’importazione di cibo. Ma la produzione di pesce sintetico non è semplice, perché la procedura è complessa e costosa, anche perché necessita di cellule muscolari e grasse.
Un fattore cruciale per il decollo o meno di questa produzione è legata a come viene recepita dai consumatori, in effetti è ancora in corso il dibattito sulla ‘coltivazione’ della carne sintetica. La prospettiva che questo prodotto possa un giorno superare le altre carni coltivate e arrivare sugli scaffali dei supermercati non è impossibile, ma non solo in ottica sostenibilità, ma anche perché è privo di contaminanti.
PESCE SINTETICO, LE NUOVE SFIDE
Negli ultimi tempi sono emerse diverse startup che producono pesce sintetico, alcune delle quali hanno fatto notevoli progressi nello sviluppo dei loro prodotti alt-seafood, nell’espansione delle loro risorse e nel prepararsi a immettere questi prodotti sul mercato. L’azienda tedesca sopracitata, che mescola i suoi pesci cresciuti in laboratorio con ingredienti di origine vegetale per produrre alimenti come polpette e bastoncini di pesce che sono più facili ed economici da produrre rispetto al pesce intero, ha raccolto 16 milioni di euro in finanziamenti nel giugno 2023 per far progredire la sua tecnologia e il lancio sul mercato dei suoi prodotti.
Da allora, l’azienda ha aperto le porte del primo impianto pilota europeo di pesce coltivato ad Amburgo, abbandonando il suo spazio di lavoro su scala di laboratorio per 2mila metri quadrati di spazi personalizzati per la ricerca, la produzione e gli uffici per sviluppare e produrre i suoi prodotti. C’è pure l’azienda israeliana Wanda Fish, che realizza sashimi di tonno rosso coltivato, un prodotto di fascia alta, tra i più costosi. L’azienda sostiene che la sua versione coltivata raggiunge la stessa marezzatura di quella vera e ha gli stessi benefici nutrizionali.
Invece, Umami Bioworks, che ha sede a Singapore, ha lavorato all’espansione del proprio business dei frutti di mare coltivati. Ma vanno citate anche la statunitense BlueNalu e la startup di Hong Kong Avant Meats, che lavorano all’introduzione sul mercato dei loro frutti di mare coltivati e presto chiederanno l’approvazione normativa per i loro prodotti.