In ogni parte del mondo aumenta a dismisura il numero di pesci che soffrono e cambiano i loro comportamenti a causa della presenza sempre più massiccia di farmaci e droghe illegali nei reflui prodotti dall’uomo: questa è l’estrema sintesi di una serie di studi condotti nel corso degli anni e che sarebbero tutti convergenti sullo stesso punto, messi in fila dal Guardian online e citati dalla nostra AdnKronos. Insomma, in natura non si contano più le specie di pesci che hanno tutti i sintomi della dipendenza da farmaci e droghe che contengono metanfetamine, ma anche specie che a causa della caffeina hanno comportamenti associabili all’ansia e non mancano neppure quelli che – per via dell’estrogeno usato in diverse composizioni farmaceutiche – sono diventati (potremmo dire) trans, vedendo i loro attributi sessuali modificati o disattivati.



Ma per comprendere meglio la portata di un problema che – preso così con poche frasi ironiche – potrebbe far sorridere, dobbiamo rivolgerci direttamente ad uno di questi studi, condotto su larga scala, con oltre 1.052 siti di campionamento – tra fiumi e corsi d’acqua – in 104 paesi, e che ha incluso 61 differenti farmaci e droghe (dato che non si può partire dal campione e risalire ai composti) rilevati – almeno uno tra i 61 – nel 43% dei siti, tutti abitati da vari tipi di pesci. Saltano all’occhio i siti in cui da un solo composto se ne sono trovati fino a 34 diversi, senza contare quelli che potrebbero non essere stati inclusi nel campione iniziale.



Lo studio sui pesci dipendenti da farmaci e droghe: “Effetti dannosi sull’ecosistema e sull’uomo”

La causa di questi pesci sballati è la presenza nei fiumi di sempre più “miscele di ingredienti farmaceutici attivi, metaboliti, additivi, adiuvanti, eccipienti e prodotti di trasformazione” – spiegano gli esperti citati dal Guardian – scaricati “durante la produzione, l’uso e lo smaltimento” di farmaci e droghe. Non solo, perché come ricorda il dottor Michael Bertram quei composti finiscono nell’ambiente anche “attraverso i nostri escrementi“, dato che “quando un essere umano prende i farmaci, non tutta la pillola viene scomposta” e i residui finiscono direttamente nelle fogne e – da lì – nei fiumi dove incontrano i pesci.



Tutto questo, però, ha anche ovviamente delle conseguenze sull’intero ecosistema e sugli esseri umani perché (nel primo caso) si sono studiati fenomeni in cui alcune specie si rifiutano di accoppiarsi con loro simili che sono stati contaminati dai composti chimici; mentre in India tra il 1992 e il 2007 un farmaco somministrato al bestiame ha quasi causato l’estinzione degli avvoltoi che ignoravano le carcasse e una conseguente epidemia di rabbia per i cani selvatici che se ne nutrivano dopo mesi di decomposizione al sole. Mentre per quanto riguarda l’uomo appare evidente e logica la conseguenza di nutrirsi di pesci contaminati da droghe e farmaci.