Sono stati rinvenuti nelle scorse ore numerosi pesci morti nel fiume Tevere, in quel di Castel Sant’Angelo. Una vicenda che ha destato particolare attenzione, e che è stata ripresa da numerosi quotidiani nazionali, e nel contempo, che ha attirato l’interesse di numerosi passanti fra ciclisti e pedoni, ma anche turisti in vacanza nella città eterna in questi sgoccioli di estate 2021. I pesci morti coprono ormai da una settimana la superficie del Tevere dal centro della foce, come ricorda l’edizione online di Repubblica, fino al litorale di Focene e Fiumicino, e ovviamente lo spettacolo è tutt’altro che idilliaco fra carcasse di carpe, pesci siluro e cefali. Tra l’altro c’è un problema di odori, visto che, come si suol dire, il pesce puzza, figurarsi se i “cadaveri” sono svariate centinaia.
Nella giornata di sabato scorso i tecnici di Arpa hanno effettuato dei prelievi di acqua nonché dei pesci morti, per poi consegnare il tutto alla Asl Rm1, che a sua volta ha passato i campioni all’istituto zooprofilattico. Gli esiti delle analisi non vi sono ancora ma secondo gli esperti potrebbe trattarsi di qualche sversamento nocivo: “Non è la prima volta che certe ditte sversano illegalmente i loro veleni nel fiume – le parole a Repubblica di Leonardo Tunesi, biologo marino, esperto in biodiversità dell’Ispra – Potremmo avanzare due ipotesi: prima delle grandi piogge di fine agosto, quando il Tevere era in secca, qualcuno si è liberato dei suoi rifiuti tossici che hanno ucciso i pesci”.
PESCI MORTI NEL TEVERE: “POTREBBE ESSERE SOLO LA PUNTA DELL’ICEBERG”
Quindi Leonardo Tunesi ha aggiunto: “La piena li ha poi trascinati fino al mare. Oppure: approfittando delle piogge che hanno alzato il livello del Tevere e reso le acque più torbide, qualcuno ha sversato sostanze tossiche contando sull’impunità”. Secondo il biologo i pesci venuti a galla sarebbero però solo “la punta dell’iceberg. Sicuramente il fenomeno ha interessato anche invertebrati e piante acquatiche, insomma un intero habitat fluviale che richiederà molto tempo per essere ripristinato. I pesci di grossa taglia – ha concluso – e ne ho visti molti, potevano essere dei riproduttori con migliaia di uova da rilasciare. Più un pesce è grande e più è fertile”.