Pestaggi, torture, vendette e linciaggi: le accuse mosse dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) sono gravissime e grazie allo scoop del “Domani” sono anche disponibili i video drammatici e scandalosi di alcune delle “mattanze” di cui sono accusati gli agenti di polizia penitenziaria del carcere “Francesco Uccella”. Si tratta di pestaggi avvenuti il 6 aprile 2020, nella giornata del 10 giugno 2021 sono emersi i primi atti ufficiali della Procura (44 avvisi di garanzia ad altrettanti indagati, tra cui anche il comandante della polizia penitenziaria) e solo nella giornata di ieri l’indagine ha visto complessive 52 misure cautelari emesse dal gip su richiesta della Procura, con 117 in tutto gli agenti coinvolti da indagini.
Se in un primo momento si parlava nell’indagine di “presunti pestaggi”, i filmati in mano al “Domani” e pubblicati da Nello Trocchia sembrano confermare in pieno le ipotesi dell’accusa. Si vedono detenuti fatti inginocchiare, con le mani dietro alla testa e il capo appoggiato al muro: a quel punto – secondo le immagini diffuse – partono testate con casco dai parte dei poliziotti, ma anche schiaffi, colpi ripetuti col manganello, calci alle terga e ulteriori aggressioni per chi era steso a terra.
PERCHÈ SI È ARRIVATI A TANTO?
In altri video che trovate sempre qui a fondo pagina, il quotidiano “Domani” mostra in esclusiva altri momenti del pestaggio avvenuto in quel pomeriggio tremendo nel carcere “Uccella”. «Un’orribile mattanza avvenuta all’interno dell’istituto di pena il 6 aprile 2020», scrive il gip nell’ordinanza delle misure cautelari, con 6 agenti dei 52 colpiti dal decreto che sono già dietro le sbarre. Occorre ricordare che in quel carcere di Santa Maria Capua Vetere, nel pieno dell’emergenza pandemica – come avvenne anche in altre carceri italiane – l’ «Uccella» fu teatro di violente rivolte, arrivando anche a diverse ore consecutive e in cui alcuni detenuti legati alla criminalità organizzati tenevano in “pugno” parte della prigione. La reazione e punizione però messa in atto dalla polizia penitenziaria, stando almeno ai video emessi, raggiunge e supera purtroppo l’immaginabile (e il legale). Tra i 6 arrestati v’è il massimo responsabile in Campania dell’amministrazione penitenziaria, il provveditore regionale Antonio Fullone accusato di avere pianificato insieme ai comandanti degli agenti (e scavalcando il direttore del carcere) la repressione violenta della rivolta. Sotto inchiesta specifica il “Gruppo di supporto agli interventi”, la squadra istituita da Fullone il 9 marzo, dopo che alcuni detenuti appena arrivati da Foggia a Santa Maria Capua Vetere avevano devastato l’istituto carcerario. Al centro dell’inchiesta anche le chat tra gli indagati, riportate dal “Domani” e dall’ANSA: «allora domani chiave e piccone in mano», ma anche «li abbattiamo come vitelli», fino a «spero che pigliano tante di quelle mazzate che domani li devo trovare tutti malati». Quando però qualcosa inizia a uscire anche all’esterno del carcere, il timore di essere indagati prende il sopravvento e in alcune altre chat citate dagli atti della Procura si legge «Mo’ succede il terremoto, pagheremo tutti, travolgerà tutti […] È stata gestita male e sta finendo peggio».
LA REPLICA DELLA POLIZIA PENITENZIARIA
Dopo che in questi giorni alcuni organi di stampa hanno messo nero su bianco nomi e volti degli agenti indagati, una presa di posizione forte è giunta dal SAPPE (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) che ha mandato un esposto al Garante della Privacy e all’Ordine dei Giornalisti: «l’inaccettabile la gogna mediatica per gli indagati a Santa Maria Capua Vetere. Non capisco e non comprendo perché le tanto invocate esigenze di garanzia, tutela e riservatezza che spesso vengono richiamate per coloro i quali, in un procedimento penale, assumono la veste di indagati non debba valere anche per il personale penitenziario e di Polizia coinvolto nelle presunte violenze nell’Istituto di Santa Maria Capua Vetere», scrive il segretario del SAPPE Donato Capece. Infine, l’affondo sugli organi di informazione: «abbiamo assistito alla pubblicazione, in prima pagina, di alcuni quotidiani delle fotografie di decine e decine di loro, con tanto di diffusione di dati sensibili come nome cognome data di nascita e sede di servizio, come forse mai è accaduto nel raccontare un fatto di cronaca. Un fatto grave, che rischia di mettere in serio pericolo le persone coinvolte che allo stato sono, è utile ricordarlo, indagati». Il caso di Santa Maria Capua Vetere raggiunge poi anche la politica, dopo che il leader della Lega Matteo Salvini in un post sui social annuncia l’imminente visita al carcere nella giornata di domani: «Giovedì sarò a Santa Maria Capua Vetere per portare la solidarietà, mia e di milioni di italiani, a donne e uomini della Polizia Penitenziaria che lavorano in condizioni difficili e troppo spesso inaccettabili. La Lega sarà sempre dalla parte delle Forze dell’Ordine».