Ha fatto il giro del mondo la notizia che due persone in Cina, nella regione della Mongolia Interna, sono morte a causa della peste bubbonica. La cosiddetta “morte nera”, così com’era definita in epoca medievale, torna dunque a colpire. In realtà, come abbiamo spiegato, la peste non se n’è mai veramente andata, visto che ogni anno ne muoiono decine di persone, ma con una pandemia in atto è normale che l’attenzione verso fenomeni di questo genere sia maggiore. Per questo motivo sono stati attivati due protocolli sanitari contro la diffusione della malattia che hanno previsto, oltre al lockdown del villaggio interessato dai decessi, anche la messa in isolamento, con relativa bonifica, della residenza della vittima. L’uomo, residente a Suji Xincun, è morto nella giornata di ieri per il collasso degli organi interni, secondo quanto riferisce l’agenzia Xinhua. Il livello d’allerta è stato innalzato dalla città di Bayan Nur al terzo livello, il secondo più basso in Cina, e rimarrà in vigore fino alla fine del 2020. (agg. di Dario D’Angelo)
PESTE BUBBONICA IN CINA, ISOLATO VILLAGGIO
Cina: due persone sono morte di peste bubbonica e le autorità della regione della Mongolia Interna hanno posto in lockdown un intero villaggio. La morte di un abitante del luogo è stata comunicata alle autorità di Baotou domenica scorsa: poi giovedì è giunta conferma della diagnosi, secondo quanto ha riferito la Commissione sanitaria del Comune di Baotou. Il giorno dopo, ovvero venerdì, una seconda persona è morta di peste bubbonica nella stessa regione: le autorità hanno dunque deciso di isolare il villaggio di Suji Xincun, dove viveva la seconda vittima. Per quanto le notizie possano risultare inquietanti, test sono stati eseguiti su tutti gli abitanti del villaggio, i quali sono risultati negativi. Stesso esito anche per i test eseguiti su nove persone entrate a stretto contatto con il paziente poi deceduto e poste in quarantena a scopo precauzionale.
CINA, DUE MORTI DI PESTE BUBBONICA
A dimostrazione degli sforzi profusi per circoscrivere il possibile focolaio di peste bubbonica, le autorità cinesi hanno imposto la quarantena anche ad altre 26 persone che avevano avuto contatti indiretti. Non è la prima volta che in Cina scatta l’allerta peste bubbonica: già un mese fa, lo scorso otto luglio, le autorità della stessa regione avevano provveduto a chiudere diverse località turistiche dopo la conferma di un caso a Bayannur. Nello specifico cinque punti panoramici nelle praterie limitrofe – come riporta La Repubblica – erano stati banditi ai visitatori, insieme all’intera regione circostante. Anche nel novembre 2019 la Mongolia Interna ha fatto registrare dei casi di peste bubbonica e polmonare correlati al consumo di marmotte o conigli selvatici poco cotti o addirittura crudi. In ogni caso al momento la situazione non dovrebbe destare particolare allarme: la peste bubbonica, di fatto, non se n’è mai andata, diventando endemica in diverse regioni. Ogni anno continuano a morirne decine di persone.