La peste suina sta mettendo a rischio l’esportazione di uno dei prosciutti certificati più famosi al mondo. L’infezione, come scrive Gambero Rosso, è giunta alle porte di Langhirano, in provincia di Parma, dove si trova la maggior parte dei prosciuttifici del Parma Dop. A pochi chilometri è stata rinvenuta la carcassa di un cinghiale affetto dalla malattia, che non è pericolosa per l’uomo ma per i suinidi, come appunto cinghiali ma anche maiali.



«Il cinghiale affetto da peste suina – ha spiegato Paolo Tanara, produttore di prosciutto sia di Parma Dop sia di Filiera Emiliana, di suino bianco e nero, fuori dalla certificazione – è stato trovato nel territorio di Varano de’ Melegari al confine con Sala Baganza e Calestano (quindi a più di 10 chilometri da Langhirano rispetto a quanto scritto da alcune testate, n.d.r.), tra noi e il luogo del ritrovamento della carcassa c’è un altro comune però certo la paura è tanta». I primi casi di peste suina in Italia sono stati riscontrati un paio di anni fa in Piemonte e Liguria, dopo di che l’epidemia si è diffusa lentamente in altre regioni, entrando anche negli allevamenti e mettendo in stato di massima allerta tutto il settore.



PESTE SUINA A PARMA, ESPORTAZIONE DEL PROSCIUTTO A RISCHIO: ABBATTUTI GIA’ 40MILA MAIALI

Ad oggi sono 1.855 le carcasse di cinghiali affetti da peste suina rinvenute, mentre i maiali abbattuti sono stati più di 40mila in 9 diversi allevamenti. Il ministero della salute ha stabilito tre diverse aree di restrizione e attualmente Laghirano si trova nella prima, non nella zona rossa, ma comunque una situazione che non sta facendo dormire sonni tranquilli ai produttori locali: «Stiamo aspettando di sapere se queste aree verranno ulteriormente estese oppure no» aggiunge Tanara.

In attesa di capire come evolverà la situazione, l’export è stato bloccato e il prezzo del prosciutto di Parma potrebbe diminuire a breve proprio come effetto negativo della peste suina. Va comunque specificato che il ministero della salute comunica da tempo come i prodotti a base di carne suina siano tranquillamente consumabili in quanto il virus della PSA, appunto la peste suina, non è trasmissibile all’uomo.



PESTE SUINA A PARMA, ESPORTAZIONE DEL PROSCIUTTO A RISCHIO: I PAESI CHE STANNO BLOCCANDO L’EXPORT

Inoltre è stato allungato il periodo di stagionatura del prosciutto di Parma, da 12 a 14 mesi, con dei risvolti non soltanto dal punto di vista della qualità e del gusto, ma anche sanitario. Studi scientifici hanno dimostrato che una stagionatura minima di 400 giorni inattiva le principali malattie infettive del suino e offre una sicurezza quasi totale anche in vista di futuri focolai.

Il problema riguarda quindi quei prodotti che hanno una stagionatura inferiore, di conseguenza, come sottolinea Gambero Rosso, la situazione è tutt’altro che da prendere sotto gamba visto che l’economia è a rischio tenendo conto dell’importanza dei salumi nel nostro export. Dal 2022 Giappone, Cina, Messico, Corea del Sud e altri Paesi hanno bloccato le importazioni di prosciutto di Parma e altri salumi, ora si spera che anche Canada, Usa e Australia, mercati storicamente importanti, non facciano lo stesso.