Preoccupa, e non poco, la diffusione della peste suina africana in Italia ed è per questo che i ministri della Salute, Roberto Speranza, e dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, hanno deciso di firmare un’ordinanza per provare a frenare la stessa epidemia, stabilendo il divieto di caccia e di altre attività all’aperto, nella zona che viene ritenuta infetta, circa 100 comuni fra il Piemonte e la Liguria. In quest’area, fanno sapere i due ministeri come si legge su La Stampa, sono vietate «le attività venatorie di qualsiasi tipologia. I servizi regionali competenti, su richiesta degli interessati, possono autorizzare la caccia di selezione sulla base di una valutazione tecnica che tenga conto della natura dell’attivita’ e delle specifiche caratteristiche dell’area coinvolta».
Vietate anche «la raccolta dei funghi e dei tartufi, la pesca, il trekking, il mountain biking e le altre attività che, prevedendo l’interazione diretta o indiretta con i cinghiali infetti o potenzialmente infetti, comportino un rischio per la diffusione della malattia. Sono escluse le attività connesse alla salute, alla cura degli animali detenuti e selvatici nonché alla salute e cura delle piante, comprese le attività selvicolturali. I servizi regionali competenti, su richiesta degli interessati, possono autorizzare, su motivata e documentata richiesta, lo svolgimento delle attività vietate ai sensi del presente comma, sulla base della valutazione del rischio da parte del CEREP». Come si legge ancora, i servizi regionali competenti forniranno ai titolari delle attività autorizzate le istruzioni necessarie «al fine di evitare o ridurre il rischio di diffusione del virus della PSA dalla zona sopraindicata verso territori esterni alla stessa». Infine, si fa sapere che verranno individuate ulteriori misure per contrastare la diffusione della malattia «da adottarsi con decreto del Direttore generale della sanità animale e del farmaco veterinario del Ministero della Salute». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
PESTE SUINA AFRICANA: ALLARME TRA PIEMONTE E LIGURIA, “DANNI DA 20 MILIONI AL MESE”
L’incubo peste suina africana ha fatto scattare l’allarme tra gli allevatori italiani, dopo il rinvenimento di carcasse di cinghiali infetti tra la provincia di Alessandria e le province di Genova e Savona. Questo, come spiega La Repubblica, ha portato a far scattare le prime misure di contenimento con la chiusura dell’export di carne fresca e alimenti derivati verso quattro Paesi in particolare: Giappone, Taiwan, Serbia e Cina. Ad intervenire è stato il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, il quale ha spiegato: “Sono stati finora accertati i casi di contagio di tre animali selvatici tra Piemonte e Liguria, ma gli allevamenti di suini sono sicuri”.
A suo dire, molto probabilmente l’ingresso in Italia sarebbe stato causato dallo spostamento di cinghiali dalla Slovenia alle aree boschive nostrane. Il presidente della Cia ha ribadito come la presenza di Psa non avrebbe effetti sull’uomo: “non ci sono rischi di alcun tipo né per la sua alimentazione”. Tuttavia, sono immediatamente scattati protocolli per delimitarne il contagio.
Peste suina africana, allarme tra gli allevatori italiani: i rischi
Il vero pericolo della peste suina africana, ha spiegato Davide Calderone, direttore di Assica è che “passi agli animali ‘domestici’, quindi agli allevamenti, non prevedendo cure né vaccini. E infatti in caso di contagio è necessario l’abbattimento di tutti i capi dell’allevamento, la distruzione delle carcasse e la stessa prassi è estesa alle aziende circostanti”. Questa si rivelerebbe una contromisura assai drastica.
Intanto si deve fare i conti anche con i danni economici dal momento che con l’attivazione dei protocolli di prevenzione, alcuni Paesi hanno chiuso l’import dei prodotti della filiera suina. Secondo la stima di Assica, il blocco dei quattro Paesi porterebbe a costi per 20 milioni al mese con il timore che ciò possa estendersi ulteriormente. Ed in quel caso “i danni sarebbero ben peggiori”, dice Calderone. Ad intervenire sulla questione è stato anche il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini che a AdnKronos ha commentato: “Abbiamo più volte evidenziato il rischio della diffusione della Peste Suina Africana (Psa) attraverso i cinghiali e la necessità della loro riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette”. A suo dire, “insieme alle necessarie tempestive misure di prevenzione e sorveglianza, occorre vigilare contro le speculazioni di mercato a tutela degli allevatori e del sistema economico ed occupazionale”.