E’ un virus letale, ma non per l’uomo. La peste suina africana sta facendo tremare la Pianura Padana e i suoi allevatori, con il conto dei danni economici che rischia di essere in crescendo e che sta preoccupando la Lombardia. Il virus è comparso per la prima volta in Italia alla fine degli anni settanta in Sardegna, poi nel 2022 è stato riscontrata nel Nord Italia, fino ad arrivare nel Lazio, in Calabria e in Campania, in Emilia e in Toscana. Secondo gli esperti la peste suina africana è da considerare estremamente contagiosa e può uccidere fino al novanta per cento degli animali che sono entrati in contatto col virus e che sono stati infettati.



Dunque, un triste destino attende i suini che risultano infetti. Un’operazione, quella dell'”eliminazione”, che come riporta il Corriere della Sera deve essere eseguita da aziende specializzate e a cui, considerando la mole delle richieste il propagarsi del virus, non è semplice tenere il passo. Va precisato che tale virus non si trasmette all’uomo né agli animali domestici.



Peste suina africana, diciassette focolai in Lombardia: allevatori tremano

Ma cosa sappiamo della peste suina africana? Da cosa deriva e sa cosa è causata? Tutto parte una virus della famiglia Asfaviridae, genere Asfivirus. Il contagio avviene per contatto diretto tra suino malato ed un suino sano. Difficilissimo contrastare il virus, che può resistere per mesi e e anni nell’ambiente esterne se le temperature lo consentono. A preoccupare gli allevatori lombardi, sono i dati che dal 2023 stanno dando segnali poco incoraggianti.

Sono ben diciassette, quest’anno, gli allevamenti in cui è stato segnalato il virus e si teme che l’epidemia possa allargarsi fino al cremonese e al mantovano, dove la suinicoltura è molto presente. A quel punto sarebbe molto concreto e da scongiurare il rischio che la peste suina africano si espanda in seguito in Emilia. E’ una situazione che va monitorata al meglio, auspicando ad un rallentamento del contagio.