Nella giornata di ieri è stato identificato il secondo caso di peste suina africana in Lombardia. Non si tratta, ovviamente, di un’emergenza, ma la situazione starebbe destando diversi allarmi a nell’Ausl locale, preoccupata che la carne infetta possa, in qualche modo, arrivare sulle tavole dei consumatori di prodotti a base di maiale.



Il primo caso di peste suina africana era stato identificato alcuni giorni fa nel territorio di Bagnaria, nel pavese, poco distante dal secondo caso, individuato nel comune di Ponte Nizza, in Valle Staffora. La linea comune, comunque, è che si tratta di uno dei territori più rinomati ed apprezzati per la produzione di carne suina in Italia e nel mondo, ragione attorno a cui vertono le preoccupazione dell’Ausl. Ats Pavia, nel mentre, ha disposto il divieto per la raccolta di funghi e tartufi per i non residenti, ma non si possono escludere ulteriori interventi per limitare la diffusione della peste suina africana incontrollata a rapida.



Peste suina africana: cos’è e quali rischi corre l’uomo

La peste suina africana, insomma, è piuttosto rapida nella sua diffusione, attaccandosi facilmente anche alle tute dei lavoratori a contatto con i suini infetti. Concretamente, comunque, è una malattia virale che colpisce esclusivamente maiali e cinghiali e si rivela solitamente letale. L’essere umano non può essere contagiato da questa particolare variante di peste, che a conti fatti rappresenta un problema soprattutto per i suini.

La peste suina africana richiede, nella maggior parte dei casi, l’abbattimento selettivo di tutti i capi infetti, la cui carne dovrà poi essere distrutta. Inoltre, quando un singolo suino di un allevamento si contagia, tutta la carne prodotta in quell’azienda deve, prima della commercializzazione, essere sottoposta a rigidi controlli sanitari. A rimetterci, insomma, sono soprattutto i conti degli allevamenti che si troveranno a spendere per i controlli pre vendita, oltre alla perdita costituita dai capi abbattuti. Inoltre, la peste suina africana è un virus estremamente resistente e duraturo, in grado di sopravvivere per anni all’interno della carne contaminata e congelata. Non esistono, infine, cure o vaccini possibili, pertanto un capo infetto non potrà essere che abbattuto, possibilmente assieme a tutti i suini con i quali condivideva spazi.



Sintomatologia della peste suina africana

A livello di sintomi, la peste suina africana è del tutto simile a quella umana, ragione che rende necessario un test specifico per poterla distinguere. I sintomi classici vanno dalla perdita d’appetito, fino alla sensazione di debolezza e alla febbre. In alcuni casi si registrano aborti spontanei, emorragie interne ed esterne, soprattutto all’altezza di orecchie e fianchi.