Che Bruxelles abbia puntato il dito sull’uso dei pesticidi in agricoltura è cosa nota. Attraverso la sua strategia Farm to Fork, l’Ue si è data precisi obiettivi in materia: ridurre del 50% l’uso delle sostanze più pericolose entro il 2030. Un punto di approdo impegnativo, sorretto da una considerazione di fondo ben precisa: proprio l’uso diffuso di pesticidi – è la posizione dell’Unione – contamina l’acqua, il suolo e l’aria, provoca la perdita di biodiversità e porta alla resistenza dei parassiti. Senza contare che l’esposizione umana ai pesticidi chimici si lega a malattie croniche come il cancro e a malattie cardiache, respiratorie e neurologiche.
Il problema è però che il settore agricolo europeo fa ancora affidamento sull’utilizzo di elevati volumi di pesticidi chimici per mantenere i raccolti. Lo prova il fatto che il volume delle vendite di queste sostanze è rimasto stabile nell’ultimo decennio a quota 350.000 tonnellate all’anno. Ma non solo. L’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) sottolinea anche che nel 2020, uno o più pesticidi sono stati rilevati al di sopra delle soglie di preoccupazione – ovvero quella che indica un rischio per la salute umana – nel 22% di tutti i siti di monitoraggio nei fiumi e nei laghi in tutta Europa. Ma non va meglio neppure se si guarda ai suoli agricoli che nell’83% dei casi testati in uno studio del 2019 contenevano residui di pesticidi. E naturalmente questo si riflette sull’uomo che dei prodotti provenienti da terra e acqua si ciba: uno studio di biomonitoraggio umano su larga scala condotto da HBM4eu tra il 2014 e il 2021 evidenzia infatti come in cinque Paesi europei si sia rilevata la presenza di almeno due pesticidi nei corpi dell’84% dei partecipanti al sondaggio.
Come dire insomma, che la meta è stata fissata, ma la strada per raggiungerla è ancora molto lunga. Più lunga di quanto prevedesse la tabella di marcia. E da qui la conclusione della Aea: “Il raggiungimento dei traguardi disegnati dall’Unione – si legge in una nota ufficiale – richiederà più lavoro da parte dei responsabili politici dell’Ue e degli Stati membri. La Commissione europea ha recentemente proposto un nuovo regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi, che richiederebbe ai Paesi di fissare i propri obiettivi nazionali di riduzione, garantire che tutti gli agricoltori e altri utilizzatori professionali di pesticidi adottino sistemi di controllo dei parassiti rispettosi dell’ambiente e limitare l’uso di pesticidi in aree sensibili come il verde urbano e le aree protette”. Ma gli interventi auspicati dal briefing di Aea non si limitano qui. Nella lista rientrano anche “la formazione di utenti e consulenti professionali, l’incentivazione del passaggio all’agricoltura biologica e di precisione e la tassazione dei pesticidi più pericolosi”. Ma soprattutto l’Aea sottolinea che “per ridurre la dipendenza dai pesticidi chimici e mantenere la sicurezza alimentare, sarà anche fondamentale promuovere il passaggio a modelli alternativi di agricoltura che applichino concetti e principi ecologici alla produzione agricola”.
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