Sull’origine del Covid si registra un’altra importante svolta. Dopo la vicenda della spia cinese che avrebbe fatto clamorose rivelazioni agli Stati Uniti sul coronavirus, arriva una notizia su Lancet, la prestigiosa rivista scientifica che il 19 febbraio 2020 pubblicò una lettera firmata da 27 tra i più importanti scienziati al mondo. Era la lettera con cui la Cina venne difesa e fu sostenuta l’origine naturale di Sars-CoV-2, nonostante sapessimo poco del virus. Ogni altra ipotesi fu bollata come complottista, ma in questi mesi sono emersi legami tra alcuni firmatari e l’Istituto di Virologia di Wuhan. Nel mirino, in particolare, è finito Peter Daszak, un autore mondiale, a cui però ora Lancet chiede chiarimenti.



In effetti, Lancet li ha chiesti a tutti gli autori. Vuole infatti che segnalino le loro relazioni finanziarie e non finanziarie che potrebbero inficiare l’indipendenza di quella lettera. Nel frattempo, Peter Daszak si è dimesso dalla Commissione Lancet sull’origine del coronavirus che presiedeva. Si addensano, dunque, nuove ombre sullo scienziato, che è stato ricusato. Il profilo del presidente della EcoHealth Alliance che compare sul sito web della Commissione Lancet è stato infatti aggiornato per includere la frase «ricusato dal lavoro della Commissione sulle origini della pandemia».



DASZAK CONFERMA ESPERIMENTI SU CORONAVIRUS

Su sollecitazione di Lancet, che ha richiesto a tutti i 27 firmatari della lettera di chiarire le loro relazioni finanziarie, in quanto «alcuni lettori hanno messo in dubbio la validità di questa dichiarazione (di interessi conconrrenti, quindi conflitto di interessi, ndr), in particolare per quanto riguarda uno degli autori, Peter Daszak», quest’ultimo ha prodotto una nuova dichiarazione. Ha dichiarato che il lavoro di EcoHealth in Cina, compreso quello col laboratorio di Wuhan, è stato finanziato dal National Institutes of Health (NIH) e dall’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID). Inoltre, ha negato che lui o EcoHealth abbiano ricevuto finanziamenti direttamente dalla Cina. Quindi, ha spiegato che «il lavoro di EcoHealth Alliance in Cina comporta la valutazione del rischio di diffusione virale attraverso l’interfaccia fauna selvatica-allevamento-uomo, e comprende indagini comportamentali e sierologiche sulle persone, e analisi ecologiche e virologiche sugli animali». Questo lavoro comprende «l’identificazione di sequenze virali in campioni di pipistrelli, e ha portato all’isolamento di tre coronavirus correlati alla SARS dei pipistrelli che sono ora utilizzati come reagenti per testare terapie e vaccini». Ma include anche «la produzione di un piccolo numero di coronavirus ricombinanti di pipistrello per analizzare l’ingresso nelle cellule e altre caratteristiche dei coronavirus di pipistrello per i quali sono disponibili solo le sequenze genetiche».



A tal proposito, ha precisato che il National Institutes of Health «ha esaminato il lavoro programmato del virus ricombinante e ha ritenuto che non soddisfi i criteri che garantirebbero un’ulteriore revisione specifica da parte del suo comitato P3CO (Potential Pandemic Pathogen Care and Oversight)». Infine, ha precisato che tutto il lavoro svolto da EcoHealth Alliance «è rivisto e approvato da appropriati comitati etici di ricerca, Institutional Animal Care and Use Committee, Institutional Review Boards per la ricerca biomedica che coinvolge soggetti umani, amministratori di supervisione P3CO e comitati di biosicurezza, come indicato in tutte le pubblicazioni pertinenti».