È tutt’altro che un vincitore “di sistema” il vincitore del Nobel 2019 per la Letteratura: raggiunto dai cronisti dopo l’annuncio da Stoccolma, Peter Handke commenta «è stata una decisione molto coraggiosa» ha spiegato anche ai colleghi di Rai News24. «Sono stupefatto per la notizia: Non avevo speranze, non sapevo di essere nella rosa. Non avrei mai pensato che mi avrebbero scelto, ma non mi sento isolato assolutamente, a volte mi piace anche il rumore, dipende da quale», spiega ancora il Nobel 2019 per la Letteratura, spiegando come dopo le sue parole e teorie spinte pro-serbi nella guerra dei Balcani non avrebbe mai pensato di essere premiato dal Nobel mondiale. Handke ha parlato al funerale del dittatore Milosevic e si è sempre schierato, anti-sistematicamente, con i serbi contro croati, bosniaci e la stessa Onu; tranciante come quando ritiene che «la narrativa è eterna, ma forse è vero, il romanzo è morto». Il sentimento al quale si ispira il neo-vincitore del Nobel è l’epica, «sono come Cervantes e Tolstoj», ripete ai cronisti in Francia, dove oggi vive. Infine, «quando ho saputo della notizia mi sono sentito libero: Era una sensazione anti individuale, un grande riconoscimento di quello che posso scrivere, fare e vivere».
HANDKE, IL NOBEL CHE VOLEVA CANCELLARE IL PREMIO
Un intellettuale dissidente che voleva cancellare il Premio Nobel solo qualche anno fa: non è mai stato particolarmente “allineato” Peter Handke, autore e poeta dalle tesi spesso “isolate” in merito a politica estera e analisi sulla società contemporanea. Non un’eternità fa, ma nel 2014 Handke durante l’assegnazione del Nobel Letteratura a Patrick Modiano, dopo aver fatto diversi complimenti al collega vincitore, disse «Modiano è davvero un autore notevole con un’opera unica, ma il riconoscimento è una falsa canonizzazione della letteratura e non porta nulla di buono». Lanciò allora la provocazione «il Premio Nobel andrebbe finalmente abolito perché porta un momento di attenzione nelle pagine dei giornali». Come riporta Repubblica di questo curioso precedente, alcuni cronisti chiesero all’autore austriaco cosa ne pensasse di esser stato inserito dall’Accademia nel novero dei candidati per la vittoria finale: «Certo che ti prende, ti infastidisce, e allora ti infastidisci con te stesso perché ci pensi: è una cosa così indegna e al contempo si diventa per un po’ se stessi indegni». Oggi, 5 anni dopo, eccolo vincere quello stesso Nobel: il destino alle volte sa essere davvero ironico.
IL NEO-VINCITORE DEL NOBEL LETTERATURA È AUSTRIACO
È Peter Handke il vincitore del Premio Nobel per la Letteratura 2019 – quest’anno dato eccezionalmente assieme a premio 2018, per l’autrice polacca Olga Tokarczuk: «il lavoro influente che con ingenuità linguistica ha esplorato la periferia e la specificità dell’esperienza umana», scrive l’Accademia Reale di Svezia nel conferire il premio all’autore austriaco oggi 76enne, definito dalla giuria del Nobel come uno dei più influenti scrittori in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale «premiato per la straordinaria attenzione ai paesaggi e alla presenza materiale del mondo, che ha reso il cinema e la pittura due delle sue maggiori fonti di ispirazione». Reporter di viaggio, sceneggiatore austriaco, grande appassionato di cinema e pittura, Peter Handke è famoso ai più per quella straordinaria poesia contenuta all’interno del film di Wim Wenders “Il cielo sopra Berlino”; «Quando il bambino era bambino,
era l’epoca di queste domande. Perché io sono io, e perché non sei tu? Perché sono qui, e perché non son lì? Quando comincia il tempo, e dove finisce lo spazio? La vita sotto il sole è forse solo un sogno? Non è solo l’apparenza di un mondo davanti al mondo quello che vedo, sento e odoro? C’è veramente il male e gente veramente cattiva?».
CHI È PETER HANDKE: DA WIM WENDERS AGLI ULTIMI ROMANZI
Un elogio dell’infanzia che appare all’inizio dell’iconico film e che proietta Peter Handke come uno dei più straordinari “descrittori” di una realtà drammatica con gli occhi “ingenui” di un fanciullo. La poesia venne scritta appositamente per il film di Wenders, con i suoi geniali autori che già si conoscevano prima di collaborare alla produzione del capolavoro cinematografico. Da un suo romanzo Wenders aveva tratto “Prima del calcio di rigore” (film del 1971) e da una sua sceneggiatura basata su “Gli anni di pellegrinaggio” di Wilhelm Meister di Johann Wolfgang von Goethe aveva girato “Falso Movimento” nel 1975, riporta il portale BerlinoMagazine. La purezza dello sguardo del “bimbo” viene poi ritrovata in molti altri lavori del nuovo vincitore del Premio Nobel Letteratura 2019; Handke è nato il 6 dicembre 1942 a Griffen, in Carinzia, la regione a sud dell’Austria che confina con il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia e la sua infanzia fu tutt’altro che semplice. Sua madre apparteneva alla minoranza slovena locale, mentre suo papà era un soldato tedesco che non conobbe se non da adulto; Handke prese il suo cognome dal nome del patrigno che viveva con la madre. È poi il trasferimento a Berlino a far decollare una carriera artistica di tutto rispetto; il suo primo romanzo, “I calabroni”, fu pubblicato nel 1966 mentre tre anni più tardi divenne celebre con l’opera teatrale “Insulti al pubblico” con il titolo che “anticipa” quanto poi avveniva all’interno dello spettacolo.
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