Peter Pan censurato in Scozia

L’università di Aberdeen, in Scozia, ha accusato il classico della letteratura per ragazzi Peter Pan, di J.M. Barrie, di contenere degli stereotipi di genere. Si tratta dell’ennesimo tassello della personalissima battaglia che si sta svolgendo in Scozia, ma anche in generale nel Regno Unito, per il pieno riconoscimento dei diritti delle persone LGBTQ e per abbattere quella scorretta percezione delle persone rispetto a questo tipo di questioni.



Infatti, prima della “censura” che ha colpito Peter Pan in Scozia, era successa la stessa cosa con le opere di Shakespeare, finite nella lente dell’Università di Cambridge. Similmente, l’Università di Northampton aveva avvertito gli studenti sugli stereotipi presentati nel romanzo 1984 di George Orwell. Tuttavia, questa sarebbe la prima volta che questo tipo di avvisi vanno a colpire un romanzo per ragazzi. Non si tratta, però, fortunatamente di una vera e propria censura per quanto riguarda il caso di Peter Pan in Scozia, ma è un avviso che i dirigenti dell’università hanno mandato agli studenti, che approcciandosi alla lettura dal libro saranno avvisati dei possibili stereotipi di genere presentati all’interno.



Oltre a Peter Pan, in Scozia un codice deontologico

La questione di Peter Pan soggetto all’avviso in Scozia, insomma, non andrà a colpire i bambini che potrebbero essere interessati alla lettura, quanto piuttosto rimarrà tra le mura dell’università di Aberdeen. Ben più grave, invece, è stata la decisione della Scottish Book Trust (una sorta di albo professionale per scrittori, autori e poeti) di inviare agli iscritti un codice a metà tra il deontologico e il morale.

A differenza dell’avviso che riguarda Peter Pan, infatti, questa sarebbe una vera e propria censura applicata in Scozia, e peraltro decisa dal governo. La Trust sugli autori, infatti, è finanziata all’86% dal governo e regola, concretamente, la via pubblica (tra eventi, pubblicazioni e firma copie) di chi vive con le opere letterarie, dando reddito a circa 600 persone. Il codice riporta chiaramente che l’ordine si oppone “a sessismo, razzismo e transfobia“, invitando caldamente gli autori a rispettare questo tipo di pensiero. Nessuno obbliga, effettivamente, nessun’altro, ma in ballo ci sarebbero le carriere di autori e autrici, come nel caso di Jenny Lindsay. Accusata di transfobia, all’autrice sarebbe stato sconsigliato di presentarsi ad alcuni eventi, mentre in breve tempo editori, amici e datori di lavoro le avrebbero voltato le spalle, a quanto racconta il quotidiano Il Foglio.