I lavoratori delle piattaforme offshore petrolifere norvegesi hanno deciso di dare il via ad uno sciopero progressivo che proseguirà anche nei giorni prossimi e che metterà seriamente in difficoltà l’Unione Europea, perché dopo l’embargo del petrolio russo gli approvvigionamenti di greggio e di gas per l’Unione Europea saranno drasticamente ridotti.



Le ragioni sarebbero da ricondurre alla necessità di aumento salariale per i lavoratori che hanno dovuto incrementare la loro produzione con evidenti impatti sull’orario di lavoro.

Petrolio: l’Europa chiusa in una morsa

La situazione del greggio in Europa si fa sempre più complicata dopo le rivolte libiche che hanno mandato a ferro e fuoco le maggiori città e, in particolare, l’incendio avvenuto all’interno della sede del Parlamento a Tobruch che sta progressivamente riducendo le sue esportazioni di greggio di circa 850.000 barili al giorno. Le rivolte sarebbero scoppiate per l’insofferenza popolare alla crescente inflazione che non sta risparmiando nemmeno gli stati del nord Africa. Attualmente in Libia la situazione è complicatissima perché esistono due potentati che si contendono la poltrona, attualmente il leader delle due posizioni vorrebbero andare al voto subito anche se le elezioni sono previste a dicembre. Fino ad allora è presumibile che la situazione sarà sempre più incerta. Le proteste si presume che siano state anche fomentate da gruppi che si rifanno ai gilet gialli francesi poiché a Tripoli questi hanno sfilato in segno di protesta. Si sono inoltre verificate sparatorie in molte zone della Libia e persino nelle città desertiche.



Se l’Italia quindi poteva contare sulla Libia adesso la situazione è molto cambiata e decisamente incerta tanto da essere entrata negli argomenti all’ordine del giorno per il vertice Draghi-Erdogan oggi stesso.

Petrolio: le ragioni dello sciopero norvegese

Sia l’estrazione di petrolio che è quella di gas sostengono i giacimenti di riserve energetiche dell’Unione Europea che contava molto di più sui partner alternativi per poter sopperire alla riduzione di gas da parte di Gazprom e all’embargo petrolifero.

Con l’embargo al petrolio russo infatti i piani di approvvigionamento dell’Unione Europea si sono progressivamente complicati e adesso si aggiunge anche l’annuncio da parte dei lavoratori delle piattaforme offshore norvegesi che dal 5 luglio hanno dato il via ad uno sciopero volto alla riduzione di produzione di esportazione di gas e greggio.



In un’intervista il leader del sindacato Lederne, Audun Ingvartsen ha annunciato che lo sciopero è iniziato e la major petrolifera Equinor ha sospeso le attività in ben tre siti estrattivi del mare del Nord.

La produzione di petrolio e gas verrà quindi ridotta di 89000 barili di petrolio, che equivalgono ad una produzione di gas di 27.500 boepd.
Domani la riduzione raggiungerà i 295.000 boepd, che equivalgono al 13% della produzione totale secondo le stime di Norwegian oil and gas association.