Gli Stati Uniti non hanno chiesto all’India di tagliare le importazioni di petrolio dalla Russia in quanto, come riferisce l’agenzia di stampa internazionale Reuters, “l’obiettivo delle sanzioni e del tetto massimo di prezzo di 60 dollari al barile imposto dal G7 è quello di avere forniture di petrolio globali stabili colpendo al contempo le entrate di Mosca”. Ad affermarlo è stato nella giornata di ieri un funzionario del Tesoro.



L’india, come specifica ancora l’agenzia, è uno dei principali acquirenti di petrolio russo trasportato via mare, da quando le nazioni occidentali hanno imposto le loro sanzioni a Mosca e interrotto nel contempo gli acquisti, in risposta all’invasione dell’Ucraina del febbraio 2022. “Per noi è importante mantenere la fornitura di petrolio sul mercato. Ma quello che vogliamo fare è limitare i profitti di Putin che ne trarrebbero”, ha detto Eric Van Nostrand, vicesegretario al Tesoro americano per la politica economica.



PETROLIO RUSSO, NESSUN VETO USA ALL’INDIA: LE 3 “VIE” DI MOSCA

Van Nostrand ha spiegato che gli acquirenti possono acquistare il petrolio russo con sconti maggiori al di fuori del meccanismo del price cap se non utilizzano i servizi occidentali: “Loro (la Russia) devono vendere il petrolio a un prezzo inferiore”, ha aggiunto. L’obiettivo delle sanzioni è quello di limitare a solo tre le opzioni della Russia: vendere il petrolio al di sotto del limite di prezzo, offrire sconti maggiori agli acquirenti che eludono i servizi occidentali, chiude i pozzi petroliferi.

Il prezzo massimo imposto dalle nazioni del G7 dell’Ue e dall’Australia vieta che il petrolio russo venga venduto alla cifra pari o superiore ai 60 dollari al barile. Anna Morris, vicesegretario ad interim per il finanziamento del terrorismo presso il Tesoro americano, ha invece spiegato che “I Paesi del G7 hanno la possibilità di rivedere il tetto massimo di prezzo in base alle condizioni di mercato o ad altri fattori”, precisa la Reuters.



PETROLIO RUSSO, NESSUN VETO USA ALL’INDIA: LE SANZIONI ALLO SPEDIZIONIERE SCF

Nell’ambito delle sanzioni imposte a Mosca atte a colpire il commercio petrolifero russo, Gli Stati Uniti hanno imposto a febbraio scorso delle “pene” allo spedizioniere statale russo Sovcomflot (SCF) e a 14 delle sue petroliere di petrolio greggio coinvolte nel trasporto di petrolio russo e Morris ha confermato il tutto: “Le navi SFC sono tutte sanzionate”. Nel corso di questa settimana i funzionari statunitensi si sono recati in India per incontrare i funzionari governativi e alcuni leader aziendali di modo da discutere in materia di antiriciclaggio, contrasto al finanziamento del terrorismo e attuazione del tetto massimo dei prezzi.

In merito alla domanda sulla possibile vendita alle nazioni occidentali di prodotti raffinati derivanti dal petrolio russo, Morris ha spiegato che non violerebbe comunque le sanzioni: “Una volta che il petrolio russo è raffinato, dal punto di vista tecnico non è più petrolio russo. Se viene raffinato in un paese e poi inviato, dal punto di vista delle sanzioni è un’importazione dal paese di acquisto non è un’importazione dalla Russia”.