Petrolio russo, Ucraina interrompe le forniture di Lukoil: l’ira di Ungheria e Slovacchia

Si riaccende – almeno parzialmente – lo scontro sul petrolio russo, già oggetto di numerosissimi dibattiti in tutta l’Unione Europea dall’invasione da parte del Cremlino dell’Ucraina e nuovamente finito sui banchi di Bruxelles dopo una denuncia presentata proprio in questi giorni da Ungheria e Slovacchia: entrambi i paesi – infatti – avrebbero aspramente criticato il governo di Kiev per aver deciso di interrompere i flussi petroliferi della russa Lukoil attraverso l’oleodotto Druzhba che serve proprio Budapest e Bratislava.



L’interruzione sarebbe legata a sanzioni del tutto identiche a quelle imposte dai partner ucraini dopo il febbraio del 2022, mentre le lamentele di Ungheria e Slovacchia sarebbero legate a presunte riduzioni di forniture senza i flussi Lukoil: la ragione per cui entrambe possono ancora ricevere – nonostante l’UE abbia ‘chiuso i rubinetti’ con il Cremlino – petrolio russo è un’esenzione accordata con il Consiglio europeo legata alla difficoltà di trovare fornitori terzi slegandosi dagli (importantissimi per entrambe) approvvigionamenti russi.



Secondo delle indiscrezioni raccolte dal Financial Times ieri la Commissione ha bloccato le richieste – rivolte a Kiev – di interrompere le sanzioni, senza nessun paese che si sarebbe schierato dalla parte di Ungheria e Slovacchia; mentre il commissario al commercio Valdis Dombrovskis avrebbe negato il rifiuto, spiegando al giornale economico che attualmente starebbero raccogliendo le prove e “valutando la situazione giuridica“.

La Bulgaria interviene a supporto di Ungheria e Slovacchia: “Possiamo fornirvi noi il petrolio che vi serve”

Insomma: la questione del petrolio russo è ancora coperta dal mistero, ma dal conto suo l’Ucraina avrebbe già fatto sapere che nonostante lo stop a Lukoil i flussi che passano per Druzhba sono rimasti del tutto inalterati, sostenuti da altre compagnie russe. Sempre il Financial Times spiega anche che per la Slovacchia l’oro nero del Cremlino rappresenta circa il 40% delle forniture per la sua unica raffineria, e seppure l’Ungheria non rilasci dati precisi si stima che Mosca le fornisca qualcosa come il 25 o il 30% dell’intero fabbisogno petrolifero nazionale.



Nel frattempo – nel mezzo dello scontro Ungheria-Slovacchia-UE sul petrolio russo – è intervenuto anche Vladimir Malinov, il ministro dell’Energia della Bulgaria che (citato da Hungary Today) ha criticato la “posizione politica” assunta da “alcuni” stati UE per sottolineare che “nonostante le azioni dell’Ucraina violino nero su bianco la sicurezza dell’approvvigionamento energetico di Ungheria e Slovacchia (..), stanno chiaramente ignorando la solidarietà interna dell’UE”.

Malinov ci tiene anche a ribadire che “la Bulgaria rispetta tutti i suoi obblighi in quanto paese di transito”, fornendo qualcosa come 3,9 miliardi di metri cubi di petrolio russo – ma non solo – all’Ungheria e si è offerto di fornire “quantità aggiuntive di prodotti petroliferi (..) con vari mezzi“, dato che il governo bulgaro non possiede “nessun oleodotto con l’Ungheria”.