Venerdì dovrebbero prendere il via, e durare fino a lunedì, gli Stati generali dell’economia. Probabile che il piano messo a punto dalla task force guidata da Vittorio Colao possa essere la base di confronto tra Governo, opposizione e parti sociali. L’esecutivo non sembra comunque in ottima forma e sui principali quotidiani vengono riportate le lamentele di Giuseppe Conte perché “pezzi dello Stato lavorano contro il mio esecutivo”. «Non so se sia così, ma immagino che ci siano pezzi dello Stato che vorrebbero applicare le leggi e si trovano in un certo imbarazzo. Per esempio, se la Corte dei Conti e l’Ufficio parlamentare di bilancio dovessero fare delle verifiche potrebbero anche trovarsi imbarazzati dal fatto che c’era questa sorta di istituzione, la task force di Colao, che non si capisce bene quale potere giuridico abbia», è il commento di Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie.
Il Premier è quindi in difficoltà.
Conte sta ballando sul Titanic, perché ha adottato una serie di procedure per il controllo sanitario del coronavirus, mettendo in campo commissioni e task force quando esiste presso il ministero della Salute un apposito organismo che si deve occupare delle malattie infettive e che opera al di sopra della Protezione civile, seguendo le indicazioni del “Piano nazionale di preparazione e risposta ad una pandemia influenzale” aggiornato nel 2016 dopo il caso Sars del 2003. Questo organismo aveva quindi gli strumenti per agire già dalle fasi di rilevazione del virus in Italia e individuazione di focolai e zone rosse, arrivando a quelle successive fino all’uscita dall’emergenza.
Conte paga quindi le sue scelte su commissioni e task force?
Avrebbe dovuto presentarsi in Parlamento e spiegare che il Piano nazionale di risposta a una pandemia era da considerarsi abrogato o superato. Invece c’è stata una task force come quella di Colao che ha fornito un piano con direttive vaghe e fumose e che non si prestano quindi a un’applicazione pratica vera. Serve per guadagnare tempo, ma non per far ripartire l’economia. Come gli Stati generali dell’economia: se per accedere ai fondi europei serviranno dei programmi, perché fare gli Stati generali anziché questi programmi operativi? Il tempo però è scaduto, e quindi bisogna ammettere che questo Governo non è in grado di governare. O se ne fa un altro o si va al voto, anche se non è facile visto che c’è il coronavirus.
Invece si parla di pezzi dello Stato che remano contro il Governo…
Se Conte denuncia questo vuol dire che non sa comandare, perché il capo di una grande struttura deve fare in modo che la burocrazia lo segua. Considerando che nemmeno il Paese lo segue, vuol dire che non sa governare. Il Premier mi sembra come uno di quei comandanti italiani che durante la guerra, nel rifugio anti-aereo, si lamentavano dell’impossibilità di comandare. Non può lamentarsi se non riesce a comandare, piuttosto prenda atto di non avere consenso e si dimetta.
Il Premier si sente anche accerchiato dai partiti di maggioranza?
Sì, ci sono continue evidenze delle divisioni, con dichiarazioni che vengono rilasciate dall’esponente di un partito per fare da controcanto a quanto detto dal rappresentante di un altro partito, anche tra membri del Governo stesso. Tutto questo lascia incertezze anche su temi economici e industriali importanti, come nel caso dell’ex Ilva di Taranto o degli investimenti in genere, dove si potrebbero usare le risorse del Recovery fund. All’interno della stessa maggioranza ci sono opinioni contrastanti sul ricorso al Mes sanitario. Tutto ciò evidenzia la mancanza di autorità politica di un Premier che non appartiene ad alcun partito, non è stato eletto in Parlamento e che si è inventato uno schema per gestire l’intera pandemia in deroga alle leggi vigenti.
Sembra che agli Stati generali dell’economia Conte voglia far partecipare anche Ursula von der Leyen: un tentativo per accreditarsi come uomo ben visto dall’Ue dalla quale arriveranno risorse?
Con tutti questi comportamenti, a mio avviso sta cercando di arrivare fino all’autunno, quando sarà inevitabile una spaccatura nella maggioranza e cercherà di crearsi un suo partito e di essere ascoltato a livello europeo, non so con quale esito. Non avendo dietro di sé un grande partito, dovrebbe avere una propria autorità a livello europeo, ma non mi pare ce l’abbia.
Secondo lei quindi il Governo cadrà?
Cadrà perché non ha né pensiero, né azione, si sfalderà nel caos. Sono deluso da Mattarella che fa tanti discorsi, ma non prende in mano la situazione come a suo tempo suggeriva Einaudi, secondo cui quando la Repubblica è a rischio qualcuno deve intervenire cercando di capire la volontà generale del Paese. Mattarella non dovrebbe suggerire, anche in modo riservato, ma dovrebbe intervenire. Manca il consenso, anche tra i partiti della maggioranza, nella quale vi sono due poli completamente divergenti sul tema essenziale: come si fa lo sviluppo economico. Questo è importante perché l’Italia sta cadendo dal punto di vista della crescita, ma avrebbe i fondamentali per farla e anche i piani pronti per molte opere, compreso il Ponte sullo Stretto su cui Conte vagheggia.
(Lorenzo Torrisi)