“LA MISSIONE DI ZUPPI IN UCRAINA È MOLTO IMPORTANTE”: LE PAROLE DELL’ARCIVESCOVO DI MOSCA PEZZI

Secondo l’arcivescovo cattolico di Mosca, Mons. Paolo Pezzi, la visita con missione di pace del cardinale Zuppi in Ucraina è un’occasione storica per impostare da vicino un potenziale dialogo tra i due Paesi in guerra. «Mi sembra importante che il cardinale Zuppi sia andato a Kiev e possa venire anche qui a Mosca, quando sarà. Molto importante. Non era affatto scontato», lo ha detto il vescovo parlando oggi con il “Corriere della Sera”, l’indomani della visita del Card. Zuppi a Kiev (dove ha incontrato anche il Presidente Volodymyr Zelensky).



Sebbene la Chiesa Cattolica viene vista in Ucraina e in Russia troppo “soft” nel condannare i responsabili della guerra, la missione di pace lanciata da Papa Francesco con principale incaricato proprio il Presidente della CEI inizia a fissare i pilastri per poter, si spera, avere presto una “costruzione” salda per i negoziati di pace. La visita a Kiev del cardinale è un «vero segno di speranza». Certo, la mediazione diplomatica del Vaticano è tutt’altro che semplice, come raccontato di recente il “ministro degli Esteri” della Santa Sede, mons. Gallagher: «adesso, con queste azioni che si ripetono da una parte e dall’altra, ogni dialogo possibile appare difficile, tutto sembra volgere al peggio. Però ho imparato a guardare in positivo anche i più piccoli segni di speranza. Sia da parte di Zelensky sia del Cremlino avevo letto dichiarazioni molto negative intorno a una possibile mediazione», spiega ancora Mons. Pezzi al “CorSera”.



MONS. PAOLO PEZZI: “ASPETTIAMO ZUPPI IN RUSSIA”. PAROLIN: “PARLARSI È UTILE ALLA PACE”

Ma è proprio in una situazione così stagnante come quella attuale, sottolinea l’arcivescovo da 16 anni della Capitale russa, «che l’inviato del Papa sia andato in Ucraina e abbia avuto l’ok dal Cremlino per venire a Mosca è un segno che di per sé non va sottovalutato. È un dato in controtendenza, un segnale di porte aperte». Non scontato il dialogo con l’Ucraina, ancor meno con il Cremlino: Pezzi infatti è sincero quando alla domanda se il Card. Zuppi riuscirà ad incontrare Putin, risponde «Il portavoce del Cremlino ha detto che non era previsto, ma se questo significhi che non accadrà, non lo so. Sul fronte dei prigionieri sottolinea poi il Papa già da molti mesi riesce ad avere dei risultati. La mediazione della Santa Sede è l’unica che sia arrivata o ottenere scambi di prigionieri».



La visita del cardinale in Ucraina e l’impegno umanitario, aggiunge ancora Mons. Pezzi, «sono due fiammelle che fanno un po’ di luce nel buio pesto. Non sono un sognatore, sono cosciente delle difficoltà, ma non mi interessa. Mi interessano quelle piccole luci». Nel recente editoriale in esclusiva per “IlSussidiario.net”, Mons. Pezzi raccontava del “governo del mondo” che continua a scatenare nuove forme di potere pericolose: «Il mondo cerca di gestire l’emergenza con nuove forme di governo o potere. Ma ha fallito. E se ci affidassimo al “potere” della comunione di Cristo?». Sostegno e speranza arrivano non solo da Mosca ma anche da Kiev, dove è giunto ieri l’ambasciatore ucraino del Vaticano, Andrii Yurash. Ospite di “Start” su Sy Tg24, il diplomatico ha fatto sapere «L’Ucraina prende molto sul serio la missione. È a favore di questo tipo di iniziative: la guardiamo come una missione, missione connessa con la Chiesa cattolica, autorità morale tra le più influenti al mondo e seguita in tutto il mondo». Infine è ancora il Vaticano – mentre Papa Francesco si trova al momento ricoverato per un’operazione addominale – a dare tutto l’appoggio dovuto per la missione di pace del prelato Zuppi: «Adesso si vedrà con il cardinale Zuppi, una volta che torna, lui dovrebbe essere qui tra qualche ora, è già tornato, si vedrà con lui che cosa fare, quali ulteriori passi compiere. Da parte del Papa l’idea era nata proprio come una missione da compiersi nelle due capitali. Quindi dovrebbe rimanere aperta la prospettiva di Mosca, però adesso concretamente si vedrà», fa sapere il Card. Pietro Parolin ai giornalisti in Vaticano, che poi aggiunge «era intesa come una collaborazione, un contributo, un ulteriore contributo che anche la Santa Sede può dare alla pace. Credo che, per quello che è avvenuto lì, non è avvenuto niente di nuovo rispetto a quanto il presidente Zelensky aveva detto al Papa, a quanto aveva spiegato al Papa». Parolin infine conclude il suo giudizio molto positivo sulla missione sottolineando, «La posizione dell’Ucraina è sempre quella ma il fatto di parlarsi e di sentire anche posizioni o prospettive un po’ diverse certamente può essere utile e favorevole alla pace. Quali sviluppi ci saranno non lo so».