Bisogna stabilire dei limiti per la diffusione delle sostanze perfluroalchiliche (PFAS). A fissarli deve essere lo Stato e renderli uniformi su tutto il territorio nazionale. È la richiesta che emerge dalla relazione della Commissione Ecomafie, a cura dei deputato Stefano Vignaroli (M5s), che è anche presidente della Commissione, Chiara Braga (Pd) e Alberto Zolezzi (M5s). Tale relazione è stata approvata nella giornata odierna e, per quanto riguarda i limiti sulle matrici ambientali, ritiene che possano essere considerati quelli «suggeriti dall’Istutito Superiore di Sanità e Ispra, riportati anche all’interno della relazione». L’intervento è considerato indispensabile per la tutela dell’ambiente, oltre che non più derogabile. «Auspichiamo che il ministro Cingolani ponga la questione Pfas al centro della sua agenda politica», scrive Stefano Vignaroli, presidente della Commissione Ecomafie.



Nella relazione Pfas si spiega che a preoccupare non è solo la situazione in Veneto. «Da sottolineare come la vicenda veneta desta grave preoccupazione ma cosi anche l’autorizzazione data dalla provincia di Alessandria alla Solvay per uno scarico con limiti esageratamente permissivi. Non si può tutelare semplicemente una multinazionale a discapito del rischio salute per i cittadini». Tra le conclusioni riportare nella relazione della Commissione Ecomafie si precisa che «i casi più gravi di contaminazione da PFAS sono localizzati nella regione Veneto e nella regione Piemonte, per la presenza dei due stabilimenti produttivi Miteni di Trissino e Solvay di Spinetta Marengo».



“PFAS SI DIFFONDONO FACILMENTE”

La Commissione d’inchiesta però ha accertato che la diffusione delle sostanze perfluroalchiliche (PFAS) è riscontrabile su tutto il territorio nazionale, «in particolare, nelle Regioni del Nord e nel bacino del Po, tenuto conto della molteplicità delle attività produttive in cui vengono impiegate le sostanze perfluoroalchiliche». Il problema è che «la loro diffusione è facilitata dalla loro forte idrosolubilità, con la conseguenza che si diffondono molto velocemente in ambiente idrico». Inoltre, per le loro caratteristiche chimiche «i PFAS sono molto persistenti nell’ambiente e quindi contaminano con facilità il suolo, l’aria e soprattutto le acque, sia sotterranee che superficiali; inoltre, si accumulano nel biota, passando nell’uomo attraverso la catena alimentare, in particolare, attraverso l’uso dell’acqua potabile, ma anche attraverso gli alimenti, sui quali si accumulano, anche in concentrazioni notevoli». I PFAS, come sottolineato dalla Commissione Ecomafie, si accumulano nell’uomo, «in particolare nel sangue, dove possono rimanere per anni e, pertanto, sono suscettibili di portare allo sviluppo di numerose malattie». Ed è ormai accertato che l’esposizione a queste sostanze produca gravi danni alla salute.

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