“Di recente mi sono imbattuto in un articolo di France-Soir che diceva che in Israele il vaccino contro il COVID-19 sembra causare un’elevata mortalità. Se questa informazione fosse verificata, la troverei molto inquietante“.
Parte da questo messaggio di Martin Paradis, di Saint-Martin-de-Beauce, il debunking del quotidiano francese Le Soir rispetto ad una delle bufale più pericolose di questo periodo, secondo cui il vaccino Pfizer usato in Israele sarebbe causa di morti più dello stesso coronavirus nello Stato Ebraico. Non una fake news improvvisata, ma studiata nei dettagli a conferma del fatto che i numeri, se torturati abbastanza a lungo, finiscono per dire quello che vogliamo. Tutto ha avuto inizio dal post apparso sul sito di France-Soir, noto per aver pubblicato in questi mesi diverse menzogne sul coronavirus, a firma Haim Yativ, presentatosi come un ingegnere che dice di essere stato aiutato nelle sue analisi da un medico francese, il dottor Hervé Seligmann…
IL VACCINO PFIZER “NON” AUMENTA I MALATI GRAVI DI COVID
Yativ parte da un articolo pubblicato l’11 febbraio sul sito Ynet del quotidiano Yedioth Ahronoth, più in particolare da una tabella che mostra lo stato dei pazienti ricoverati (o deceduti) in base al numero di giorni trascorsi dopo la prima o la seconda dose di vaccino anti-COVID. Nella tabella Ynet ci sono 1251 pazienti in condizioni “gravi” o “critiche” che hanno ricevuto almeno una dose del vaccino. Il signor Yativ confronta dunque questa cifra con i dati del Ministero della Salute israeliano che, al 10 febbraio, aveva poco più di 1.000 pazienti ricoverati in condizioni “gravi” a causa di COVID-19. Il signor Yativ conclude dunque che “la maggior parte” delle persone in condizioni gravi ha ricevuto almeno una dose da 14 giorni o più e vede questo come una prova che il vaccino peggiora la malattia. Il problema, però, spiega Le Soir, è che l’autore del post “mescola le mele con le arance“: il numero di pazienti in condizioni gravi è una “istantanea” che riguarda un solo giorno mentre la tabella Ynet accumula i casi che si sono verificati. Un periodo abbastanza lungo (almeno due settimane, o anche di più). Per essere ancora più chiari: basti pensare al fatto che la tabella di Ynet mostra 660 morti mentre COVID-19 ha ucciso circa 35 persone al giorno nell’ultimo mese. Qualcosa non torna, chiaramente…
IL VACCINO PFIZER “NON” PEGGIORA I SINTOMI DEL COVID
Le Soir aggiunge come la bufala sostenga che “almeno lo 0,05% dei cittadini israeliani che hanno ricevuto il vaccino per un periodo di cinque settimane a gennaio e febbraio sono morti“, il che viene presentato come prova che il vaccino avrebbe ucciso. Il problema è che questa non è una percentuale anormale di morti: il tasso di mortalità è intorno allo 0,5% all’anno in Israele secondo i dati della Banca Mondiale; se lo prendi per un periodo di cinque settimane, ottieni una mortalità attesa dello 0,048%. L’autore di nakim.org/ France-Soir continua con i dati che mostrano che quasi la metà dei decessi per COVID-19 in Israele è avvenuta tra il 15 dicembre e il 15 febbraio, il che viene interpretato come un altro segno che il vaccino è dannoso perché coincide più o meno con l’inizio della vaccinazione, il 19 dicembre. Secondo il sito ourworldindata.org dell’Università di Oxford, le statistiche sono vere: 2.400 morti su un totale di 5.414 dall’inizio della pandemia, ovvero circa il 45%. Tuttavia, non c’è nulla di misterioso visto che Israele ha sperimentato la sua peggiore ondata di COVID-19 dall’inizio della pandemia a partire dalla fine di novembre ed era inevitabile che la mortalità da COVID-19 si concentrasse in quei mesi, indipendentemente dagli sforzi di vaccinazione.
Falsa anche la teoria secondo cui il vaccino della Pfizer ha peggiorato i sintomi del COVID-19 in Israele: se così fosse, avremmo dovuto vedere le complicazioni continuare ad aumentare con il progredire della vaccinazione, ma è successo l’opposto: il numero di pazienti in condizioni gravi è passato dai quasi 1.200 a metà gennaio a 770 mercoledì scorso, secondo i dati del Ministero della Salute israeliano, e il numero giornaliero di decessi correlati al COVID-19 è sceso da 7,5 per milione alla fine di gennaio a soli 3 a metà della scorsa settimana.