Il caso Pfizer scoppia anche negli Stati Uniti. La casa farmaceutica americana sta consegnando meno fiale di vaccino anti Covid, dopo che il 6 gennaio la Food and Drug Administration ha approvato l’aggiornamento riguardo le dosi che possono essere prelevate da ogni fiala. Anziché cinque, possono essere prelevate sei dosi, a patto di usare le siringhe di precisione. Amy Rose, portavoce di Pfizer, ha garantito che verranno rispettati gli impegni in merito alla fornitura in relazione agli accordi che sono stati stipulati, i quali sono basati sulla consegna delle dosi, non delle fiale. Un concetto che è stato ribadito anche in Europa e in particolare in Italia, dove si è fatta confusione in merito alle consegne. Non è solo una questione di fraintendimento. Non tutte i centri vaccinali hanno le siringhe di precisione per estrarre la dose “extra”, quindi se alcuni riescono ad estrarre sei dosi da una fiala, altri solo cinque, con ripercussioni sull’andamento della campagna vaccinale. Un portavoce dell’FDA ha spiegato a Politico che con le dosi extra si riesce a vaccinare il 16,6% di americani in più rispetto alle vaccinazioni con fiale a 5 dosi. Ma questo, appunto, non è sempre possibile e quindi chi non ha sufficienti siringhe di precisione avrà meno dosi utilizzabili. Per questo Joe Biden vuole correre ai ripari.



PFIZER FAVORISCE USA? IL CASO DEFENSE PRODUCTION ACT

Il problema, dunque, riguarda anche gli Stati Uniti, ma il presidente Joe Biden ha invocato il Defense Production Act nel tentativo di accelerare rapidamente la disponibilità delle forniture. L’idea più semplice, quella cioè di acquistare più vaccini, non sembra utile nel breve termine alla nuova amministrazione. Del resto, sono state già acquistate 200 milioni di dosi di vaccino Pfizer-BioNTech e altrettante da Moderna, ma le consegne saranno completate a metà anno, se tutto andasse bene. Comprare più vaccini non è la soluzione, se il problema è la produzione. Ed è qui che spunta una indiscrezione, peraltro neppure recente. A dicembre infatti il New York Times ha riportato la notizia di una trattativa tra l’amministrazione Trump e Pfizer per una ulteriore fornitura di 100 milioni di dosi. Pfizer dal canto suo avrebbe dato disponibilità per almeno 70 milioni di dosi, a patto di avere accesso alle materie prime (in particolare nove prodotti fondamentali per la produzione del vaccino). Ciò però è possibile solo usando il Defense production Act, una legge federale emanata in risposta all’inizio della guerra di Corea.



PFIZER, CAOS RITARDI: IL PIANO BIDEN

Di questa trattativa non si è saputo più nulla, ma guarda caso il nuovo piano di Joe Biden prevede l’uso del Defense production Act per aumentare la disponibilità dei vaccini. Nel testo (cliccate qui per visualizzarlo) si spiega che verrebbe usato per produrre le siringhe di precisione, necessarie per estrarre la sesta dose di vaccino dalla fiala Pfizer, e per aumentare la fornitura di nanoparticelle lipidiche che sono necessarie per tutti i vaccini a mRna. Coincidenze? Questo però pone un problema di vantaggio ad una casa farmaceutica rispetto ad un’altra e di riflesso di un canale prioritario ad un Paese rispetto ad un altro. Secondo Brook Baker, professore di diritto alla Northeastern University, il nodo potrebbe essere sciolto chiedendo ai produttori di vaccini di condividere la loro tecnologia con altri produttori. Negli Stati Uniti c’è, infatti, una legge che dà al governo la facoltà di usare invenzioni brevettate senza permesso. Questo potrebbe aiutare anche altri Paesi che stanno subendo ritardi.



PFIZER E L’ORDINE ESECUTIVO DI TRUMP

La Germania si è resa conto comunque che gli stabilimenti di produzione dei vaccini che si trovano negli Stati Uniti stanno dando priorità alle forniture Usa, mentre quelli europei di Pfizer e Moderna devono rifornire l’Europa e il resto del mondo. Per questo Angela Merkel ha intenzione di avere un colloquio con Joe Biden allo scopo di trovare un accordo sulla politica della distribuzione delle dosi. Il ministero della Salute guidato da Jens Spahn ha appreso che c’è un ordine esecutivo di Donald Trump per il quale le strutture produttive di vaccino presenti negli Stati Uniti sono inizialmente tenute a rendere disponibili i vaccini per le forniture destinate agli Usa. Questo vuol dire che gli stabilimenti Usa si occupano solo delle forniture locali, quelli europei dell’Ue e del resto del mondo. Probabilmente anche da ciò nasce la necessità di potenziare lo stabilimento di Puurs, in Belgio, che evidentemente non è in grado di soddisfare una domanda altissima.