Rispetto alla prima bozza, le conclusioni del Consiglio Europeo tenutosi il 25 marzo 2021 sono state modificate per preciso volere dell’Austria: dopo una giornata di discussioni e scontri tra i 27 leader Ue sul tema dei vaccini e sul nodo della produzione/ridistribuzione, il testo delle conclusioni finali è stato modificato rispetto a quanto emerso all’inizio dell’Eurosummit. «Sul vaccino Pfizer gli Stati membri demandano ai rispettivi ambasciatori presso l’Ue il compito di risolvere in uno spirito di solidarietà la spartizione dei 10 milioni di dosi del vaccino anti-Covid che verranno consegnate in anticipo nel secondo trimestre del 2021»: il testo è stato cambiato come chiedeva il Premier austriaco Kurz, capofila di altri Paesi dell’Est Europa che hanno sollevato la problematica della presunta disparità sulla spartizione dei vaccini Pfizer “aggiuntivi” all’interno dell’Unione Europa.
In sostanza, il nodo riguarda le 10 milioni di dosi che Pfizer-BionTech ha deciso di anticipare all’Europa dopo le problematiche sulle minori dosi di AstraZeneca arrivate sul suolo Ue (motivo di in altro importante passaggio all’interno del Consiglio Europeo di ieri, ndr). Austria e il blocco Visegrad hanno posto la problematica: se anche queste 10 milioni di dosi fossero state ripartite col criterio della percentuale di popolazione, ai piccoli Paesi “protestanti” sarebbero rimaste ben poche fiale di vaccino Pfizer. E invece, si legge nelle conclusioni del vertice Ue «Confermiamo la chiave pro quota in base alla popolazione per distribuire i vaccini invitiamo il Comitato dei Rappresentanti Permanenti ad affrontare la questione della velocità delle consegne, allocando i 10 mln di dosi di Pfizer/BioNTech ‘accelerate’ nel secondo trimestre 2021 in uno spirito di solidarietà».
PFIZER-UE, IL PUNTO DELLA DISPUTA
Il nodo della disputa riguarda poi il fatto che Austria e gli altri Paesi dell’Est Europa avevano in sede negoziale acquistato maggiormente vaccini AstraZeneca, ritrovandosi così ora con meno dosi di vaccino disponibili visto il calo netto degli arrivi che ieri ha fatto battere i pugni sul tavolo anche al Premier Mario Draghi («I cittadini europei hanno la sensazione di essere ingannati da alcune case farmaceutiche, in particolare da AstraZeneca, per questo bisogna fare in modo che le dosi prodotte in Ue restino in Ue, anche attraverso il meccanismo di controllo dell’export»).
L’inserimento del passaggio nella dichiarazione finale è dunque vittoria diplomatica per Kurz, Orban (Ungheria) e Duda (Polonia): «L’inserimento nella dichiarazione finale di questo passaggio è positivo per tutti quei Paesi che accusano ritardi nelle vaccinazioni», spiega una fonte diplomatica Ue all’Adnkronos, aggiungendo però «Kurz? Tutti ne hanno abbastanza di sentirlo…». Al netto però delle dichiarazioni in Consiglio Europeo, il nodo “resta” dato che nulla è stato deciso nel dettaglio: come rilevano le agenzie europee, saranno gli ambasciatori nella Coreper e i rappresentanti dei singoli Paesi nel comitato direttivo «a dirimere nel dettaglio il nodo della distribuzione, che deve essere ancora discusso».