I vaccini sviluppati con tecnologia mRNA, ossia Pfizer e Moderna, proteggono le persone adulte da decorsi gravi legati all’infezione da Covid per un periodo addirittura pari fino a tre anni, mantenendo inoltre per circa 16 mesi la loro efficacia contro i casi più lievi di malattia provocati dal virus SARS-CoV-2. L’affermazione è giunta nel pomeriggio di oggi, venerdì 25 giugno, da parte dei componenti della task force medico-scientifica della Confederazione svizzera, che hanno pubblicato le loro considerazioni all’interno di un documento diramato nella giornata odierna.



In particolare, gli esperti hanno fatto notare, come riporta l’agenzia Adnkronos, che la vaccinazione con due dosi di un vaccino a Rna messaggero (dunque Pfizer o Moderna) induce risposte da parte del sistema immunitario maggiori dalle due alle quattro volte rispetto al periodo successivo all’infezione da Coronavirus. Non solo: nelle persone sotto i 75 anni di età si è evidenziato il 50% di protezione contro la malattia lieve per un periodo pari a 16 mesi e un comunque buon 80% di protezione contro la malattia grave per un triennio.



VACCINI PFIZER E MODERNA PROTEGGONO DA COVID PER TRE ANNI

Le tempistiche legate alla protezione generata dall’inoculazione nel corpo umano dei vaccini anti-Covid Pfizer e Moderna per le persone anziane, invece, è più breve per le persone anziane, stando alle stime effettuate dai professionisti elvetici: si va dai 7 ai 10 mesi per la malattia con decorso lieve e dai 15 ai 24 mesi per quella con decorso grave. Numeri importanti e da studiare e verificare ulteriormente e approfonditamente, perché potrebbero rappresentare il vero e proprio snodo aritmetico attraverso il quale fare transitare la nostra battaglia contro il virus.



“La durata della protezione è cruciale nel determinare se e quando bisognerà procedere ai richiami vaccinali – precisano gli esperti –, così come per calcolare la durata dei certificati Covid”. Tuttavia, stando a quanto ravvisato dagli scienziati, il discorso si fa più complesso per quanto riguarda la protezione data dai vaccini anti-Covid contro la variante Delta del virus: per essa sarebbero infatti necessari “quantitativi di anticorpi cinque volte superiori rispetto alla versione normale del virus”.