Il caso di infibulazione di due bambine non sta scuotendo solo la comunità di Piacenza. Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia, auspica «una grande mobilitazione sociale e culturale per impedire questi abusi che pregiudicano per sempre la vita di ragazze a cui è vietato occidentalizzarsi». Le due bambine infibulate, infatti, hanno vissuto un vero e proprio incubo. Il padre, all’insaputa della madre che è rimasta in Italia, approfittando di un viaggio in Africa le ha sottoposte a questo rito tribale. Una volta scoperto cos’è accaduto in sua assenza, la moglie lo ha denunciato alle autorità italiane, quindi è scattato l’arresto. Ora l’uomo rischia fino a 12 anni di carcere. L’ipotesi di reato di infibulazione è aggravata dal fatto che la pratica è stata commessa su due minori.
Non è chiaro se la mamma delle due bambine fosse a conoscenza delle intenzioni del marito, ma a infibulazione fatta non ha accettato di restare in silenzio. Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, da inizio anno sono stati registrati una decina di casi nel piacentino. Dunque, le due bambine non sono le uniche vittime di questi rituali cruenti. (agg. di Silvana Palazzo)
DUE BAMBINE DI PIACENZA INFIBULATE IN AFRICA
Aveva approfittato di un viaggio in Africa durante l’estate per sottoporre le figlie all’infibulazione. Per questo il padre delle due bambine residenti a Piacenza è stato arrestato. La vicenda risale all’inizio dell’estate, ma è stata resa nota ora e la ricostruisce il quotidiano Libertà. Le piccole, che fanno parte di una famiglia di migranti, sono state infibulate durante un soggiorno nel Paese d’origine. La vicenda però è finita in Procura e, infatti, diverse settimane fa è stata eseguita la misura di custodia cautelare. L’infibulazione in Italia è punita dalla legge del 9 gennaio 2006, che prevede pene tra i 4 e i 12 anni, visto che si tratta di lesioni gravi. Si tratta di un reato punibile anche se è commesso all’estero.
A segnalare la vicenda sono stati i medici dell’Ausl di Piacenza che avevano visitato le figlie dell’uomo, ma a denunciarlo è stata la moglie dopo aver scoperto quanto accaduto. Le ginecologhe dei consultori familiari dell’Ausl di Piacenza e provincia hanno visitato una decina di donne che erano state sottoposte a questa pratica. Ora Procura e carabinieri, che stanno indagando sulla vicenda, stanno mantenendo il più stretto riserbo sul caso.
“QUELLO DI PIACENZA NON È CASO ISOLATO”
Il caso ha sollevato un’ondata di indignazione a Piacenza, ma non solo. Il caso è diventato anche politico. Le deputate della Lega Elena Murelli, eletta proprio a Piacenza, e Laura Cavandoli, che è presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori hanno definito questa come «l’ennesima vicenda di soprusi sui minori stranieri in Italia per usanze tribali o precetti religiosi che nel nostro Paese non possono essere tollerati». L’infibulazione peraltro è una pratica brutale che prevede la mutilazione dei genitali femminili. «Quello di Piacenza non è purtroppo un caso isolato, come spesso riferiscono le autorità mediche», hanno aggiunto.
La ginecologa Cristina Molinaroli ha spiegato che le donne maggiormente esposte a questa pratica disumana sono provenienti soprattutto da Egitto, Somalia, Corno d’Africa e Yemen, Guinea, Mali, sud est asiatico e recentemente anche Nigeria. Spesso proprio le vacanze rappresentano una scusa per portare le bambine nelle terre d’origine e sottoporle all’infibulazione.