Il documento prodotto dalla commissione Colao dedica al tema del lavoro alcune proposte di indubbio interesse, che meriterebbero di essere valutate unitamente a quelle finalizzate alla modernizzazione delle organizzazioni produttive per l’obiettivo di accrescere i livelli dell’innovazione tecnologica e la sostenibilità ambientale e sociale dello sviluppo economico.



Limitatamente alla parte riservata al lavoro, possiamo suddividere le proposte in tre ambiti: quelle riservate ai provvedimenti urgenti da adottare per contenere alcune delle conseguenze della crisi in atto sull’occupazione; quelle finalizzate a far emergere le potenzialità lavorative dell’economia sommersa; le iniziative da intraprendere per favorire un’ampia riqualificazione delle risorse umane. Il tema del lavoro, in particolare per gli aspetti dell’occupazione femminile e della conciliazione dei carichi lavorativi con quelli familiari, viene ripreso in altre parti del documento, che meriterebbero uno specifico commento.



Per la parte riferita ai provvedimenti immediati, e per favorire la ripartenza delle imprese, la commissione suggerisce di escludere la responsabilità penale dei datori di lavoro per gli eventuali contagi dei lavoratori, e di defiscalizzare i costi per gli interventi di prevenzione e sanificazione adottati dalle aziende in attuazione dei protocolli di sicurezza. Suggerisce di consolidare in termini contrattuali e organizzativi le esperienze di smart working promosse nell’ambito delle imprese. E di prorogare ulteriormente, per tutta la durata dei provvedimenti di prevenzione dei contagi, la sospensione dei vincoli e delle causali per l’utilizzo dei contratti a termine per la finalità di evitare i mancati rinnovi in una condizione di rilevante incertezza produttiva.



Più ambizioso l’obiettivo di far emergere il potenziale finanziario e lavorativo dell’economia sommersa, con l’adozione di forme di condono basate su una tassazione agevolata delle somme in contante sottratte alla fiscalità, ovvero per la regolarizzazione dei rapporti di lavoro con la riduzione del cuneo fiscale e contributivo sulle retribuzioni per una durata pluriennale. Un provvedimento che dovrebbe accompagnare la contestuale innovazione delle forme di pagamenti elettronici e l’introduzione di penalizzazioni economiche per l’utilizzo del denaro contante.

Infine, una particolare enfasi viene dedicata al tema della formazione delle risorse umane, proponendo la creazione di un “fondo nuove competenze” per favorire i processi di riqualificazione del personale in coincidenza con l’utilizzo dei sostegni al reddito, per defiscalizzare gli investimenti in formazione promossi dalle imprese, per favorire la creazione di partnership pubblico-private per la promozione di programmi formativi di elevata qualità e di specifiche piattaforme per le filiere produttive, coinvolgendo agenzie formative, università e istituti tecnici. La commissione suggerisce, inoltre, di incentivare le assunzioni nelle imprese di specifiche figure con competenze gestionali per adattare le organizzazioni produttive alle esigenze post Covid-19.

Le proposte avanzate sono di indubbio interesse e, per la parte relativa alle emergenze, già ampiamente condivise anche negli ambiti governativi. L’attenzione rivolta al potenziale di emersione del lavoro sommerso è da condividere senza esitazioni. Come abbiamo sottolineato in un recente articolo, dalla capacità di ridimensionare l’economia sommersa e le forme di sotto occupazione in molti dei comparti dei servizi dipende la possibilità di modernizzare le organizzazioni produttive e di accrescere le nuove opportunità occupazionali. La formula proposta, sostanzialmente basata sull’estensione di condoni, e la contemporanea riduzione nell’uso del contante, è molto simile alla proposta avanzata da una parte del centrodestra. E destinata a prima vista a trovare ampie resistenze nella coalizione di governo. Tende a sottovalutare il ruolo dell’economia sommersa sui redditi delle famiglie. In particolare per l’esigenza di rendere sostenibili, anche con opportune detrazioni fiscali, gli acquisti dei servizi rivolti alla cura delle persone, che sono una parte rilevante dell’economia sommersa.

Innovare l’offerta formativa per accrescere le competenze e l’occupabilità delle persone, in uno stretto raccordo con le esigenze del sistema produttivo, assume un valore strategico di fronte alla palese esigenza, anche immediata, di rendere sostenibile la mobilità del lavoro e di accrescere la produttività e le retribuzioni dei lavoratori.

Ma le proposte della commissione che hanno un rilievo strategico, sono decontestualizzate rispetto allo stato dell’arte delle politiche del lavoro in Italia. Il tema viene accuratamente evitato, e forse non poteva essere diversamente data la designazione governativa dei componenti della commissione, ma rimane un elemento essenziale per valutare la congruità delle proposte. Negli anni recenti si è prodotto un devastante arretramento delle nostre politiche attive, e in particolare di quelle finalizzate alla alternanza tra i percorsi formativi e quelli lavorativi, rispetto alle migliori pratiche in corso nei paesi europei. Con l’introduzione del reddito di cittadinanza, la deriva delle politiche passive verso le modalità che disincentivano la ricerca di nuovo lavoro ha raggiunto vette senza precedenti.

Per il nostro mercato del lavoro, viene dato per scontato che tutte le forme del lavoro manuale e disagiate le debbano fare gli immigrati, la gran parte in condizioni di sotto occupazione, mentre nel contempo è cresciuta in modo esponenziale la quota delle persone potenzialmente occupabili, ma con bassi livelli di qualificazione. Stimate attualmente dall’Istat in circa 5,5 milioni di unità, e destinate a crescere verso i 7 milioni per le conseguenze della crisi. Tema colpevolmente trascurato nella parte del documento dedicata al lavoro, ma che trova ampio spazio in quella riservata ai sostegni assistenziali.

Di fronte a queste evidenze, il Governo committente, con l’ausilio di qualche componente della commissione, ha pensato bene di inserire nel recente decreto una norma che esenta i beneficiari del reddito di cittadinanza dal dover accettare qualsiasi proposta lavorativa, di varare una sanatoria per reperire manodopera per i lavori disdegnati dagli italiani, di promuovere un reddito di emergenza per la finalità di offrire risorse anche per le persone che lavorano in nero. E di erogare ai navigator, esentati dal proporre offerte di lavoro e di lavori socialmente utili ai beneficiari del reddito di cittadinanza, le due mensilità di 600 euro in aggiunta al compenso ordinario.

Per carità, tutti piccoli segnali, ma che rendono l’idea su quale sia il vero approccio alle politiche del lavoro, in attesa dell’avvento della economia green, digitale e inclusiva.

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