Il piano di adattamento climatico italiano: pronto e bloccato dal 2018

Dal 2018 è pronto, firmato e controfirmato, è stato commentato ed approvato anche dagli scienziati, mentre le recenti catastrofi ci hanno dimostrato ampiamente la sua importanza, ma nonostante tutto dal 2018 il Piano di adattamento climatico è fermo e non sembra destare l’interesse della politica. Tra l’incidente alla Marmolada, l’alluvione nelle Marche ed anche la frana ad Ischia, il piano potrebbe fornire una risposta utile e tempestiva ai possibili danni ambientali causati dal cambiamento climatico, in un periodo storico in cui sembrano essere sempre più frequenti.



Del Piano di adattamento climatico si iniziò a parlare sul finire del 2017 su volontà dei ricercatori dell’Ispra e del Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici. Lo stesso anno, però, fu anche bloccato per consentire ulteriori esami sul materiale che conteneva, stasi da cui non sembra essersi più mosso. Ormai il piano, a distanza di quasi 6 anni dalla sua stesura, potrebbe essere considerato anche eccessivamente datato, basandosi sul quinto report di Ipcc, aggiornato ad una sesta versione nel 2021, ma secondo il ministro Gian Luca Galletti (che fu uno dei pochi promotori dell’adozione del piano) “è ancora valido, almeno nella parte dei principi e delle analisi”. Mentre la ragione del blocco del piano sarebbe tanto semplice quanto scontata per l’Italia: la burocrazia che dal 2018 l’ha fermato in una serie infinita di valutazioni da parte di vari organi.



Cosa contiene il Piano di adattamento climatico

Il Piano di adattamento climatico, insomma, sembra configurarsi sempre di più come fondamentale in un periodo storico in cui i grossi e violenti eventi meteorologici si fanno sempre più frequenti e dannosi. Inoltre, si tratta anche di una serie di iniziative e politiche adottate già dalla maggior parte dei grandi paesi europei per rispondere alle stesse esigenze, ovvero progettare l’azione in caso di importanti cambiamenti climatici.

Composto da più di 400 pagine, il Piano di adattamento climatico nazionale può essere facilmente consultato sul sito del Mise e si configurerebbe come “uno strumento di indirizzo per le istituzioni (..) ai fini dell’integrazione della tematica dell’adattamento negli strumenti di programmazione e pianificazione settoriale”, come spiega Donatella Spano, docente all’Università di Sassari e strategic advisor della Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici, a Wired. Il piano identifica 6 macroregioni climatiche sul territorio italiano e, da queste, sviluppa due proiezioni climatiche in base all’entità, intermedia o estrema. Segue poi un’analisi provincia per provincia delle regioni ed infine, “propone anche un sistema di monitoraggio delle azioni efficaci a scala locale e l’istituzione di una cabina di regia per il monitoraggio del Piano stesso”, spiega ancora Spano.